Fermo restando che è meglio seguire qualche regola generale per queste tagliatelle fatte a mano e tirate col matterello (in fondo un interessante link delle Simili), qui sotto trovate anche qualche versione differenziata di questo tradizionale piatto italiano che mi sono divertita a preparare (perdonate la lungaggine, ma è una piccola raccolta alla quale sono affezionata)!
Vi ricordo orientativamente le dimensioni di questa tipologia di pasta:
tagliatelle 5-6 mm; fettuccine 8-10 mm; pappardelle, il doppio delle tagliatelle.
**************
2ª versione – Semola rimacinata di grano duro, meno uova, olio, acqua – Realizzazione 24.VIII.2010
E se qualcuno si dovesse chiedere dove è finita la mia prima versione:
venti o trenta anni fa, fu l’unica volta che feci le tagliatelle a mano. Un vero disastro 🙁
Però tutto sommato ero giovane, figli piccoli da accudire e mi son detta: ma che mi importa delle tagliatelle, ho altro da fare!
Ora sono sempre indaffarata, ma i figli sono grandi e mi è tornata la voglia di provarle.
Un grazie alle amiche di Cookaround che mi hanno dato la carica e soprattutto a Silvana che mi ha insegnato che l’impasto è meglio farlo duro duro e asciutto, e che per riuscire meglio si devono osservare una serie di intervalli fra una lavorata e l’altra.
Nel tempo ho imparato anche che – a parte qualche eccezione (vedi pasta alla chitarra) – solitamente la farina di grano tenero vuole le uova, la semola di grano duro vuole l’acqua, ma perché non fare prove differenziate secondo il nostro gusto? In cucina nulla è vietato, ricordate?!
Questa versione di tagliatelle quindi l’ho personalizzata, utilizzando le uova, ma in misura ridotta per abbassare un po’ il colesterolo, ed eccole qui:
300 gr di semola rimacinata di grano duro (io Libera Terra bio)
2 uova
1 cucchiaino olio
2 cucchiai acqua
1) sotto, il primo impasto con solo farina e 2 uova: praticamente ingestibile (era meglio mettere tutti i liquidi da subito: io inizialmente volevo metterne meno)! Messo in ciotola coperto e aspettato mezz’ora
2) sopra, l’impasto dopo mezz’ora. Non è un cavolfiore: non ce l’ho fatta, ho aggiunto 1 cucchiaino di olio evo e 1 cucchiaio di acqua! Altra mezz’ora di riposo
3) sopra, come appare l’impasto dopo altri 30 minuti. Mmmmm, ancora troppo asciutto, aggiungiamo un altro cucchiaio di acqua;
4) sotto, finalmente dopo 1 ora e mezza totale, l’impasto rilavorato si presenta così, sempre bello sodo, ma dai!! Proviamo a stenderlo.
Per lavorare questo obbrobrio di sfoglia ho sudato sette camicie e ci ho messo un’infinità di tempo: 1/2 ora esatta di orologio.
Però alla fine, che soddisfazione: le mie prime tagliatelle semi-serie!
Qui, spolverate di semola e impacchettate. Ormai si è fatto pomeriggio, e i carboidrati li rimandiamo al giorno dopo.
Impressioni
Le ho cucinate il giorno dopo a pranzo, dopo averle messe su un vassoio, in frigo, all’interno di una busta di cellophane.
Ora, non so se prima andavano un pochino lasciate all’aria,
non so se era meglio non mettere le due cucchiaiate di acqua,
non so se era meglio tutto sommato mettere il numero giusto di uova..
Risultato: gusto ottimo, ma in cottura si sono spezzettate troppo!
Evidentemente, visto che la semola di grano duro assorbe più acqua, la prossima volta proverò a mettere da subito più liquidi (albumi o acqua, visto che voglio ridurre i tuorli).
Arrivederci alle prossime versioni!
**************
3ª versione – Farina grano tenero, meno tuorli, con olio – Realizzazione del 26.VIII.2010
Ecco quelle silvana-style, effettivamente sembrano quelle riuscite meglio!
Sempre nell’ottica di risparmiare sulle uova (per via del colesterolo), eccovi le mie tagliatelle rifatte a distanza di 24 ore da quelle mangiate il giorno precedente (2ª versione).
Eh si! Quando mi prende, mi prende brutto.
Ingredienti:
300 gr farina 0 del mulino (secondo me è addirittura una tipo 1, bella intera, come piace a me)
2 uova intere
1 albume
1 cucchiaino d’olio evo
(so che non ci andrebbe, ma poi la mia amica Silvana, chi la sente?
Voi non glielo dite, ma mi riprometto di farle anche senza olio 😉
1) Sotto, l’impasto all’inizio. Questa volta i liquidi li ho messi tutti da subito e grazie alla farina 0, l’impasto è stato da subito molto più lavorabile
2) Sopra, ecco come si presenta l’impasto (liscio e setoso), dopo 3 intervalli di mezz’ora l’uno al calduccio (ogni mezz’oretta l’ho rilavorato).
Fra un intervallo e l’altro, l’ho coperto con un cellophane e ha riposato nella mia verandina (praticamente analoga ad un forno tiepido: a Roma oggi ha fatto la bellezza di 36-38°C).
3) Questa volta è stato molto più facile tirare la sfoglia. Se notate si vedono anche i disegnini del canovaccio sotto di essa, e i bordi non sono sbilenchi e rinseccoliti come la sfoglia di ieri.
4) Tirata la sfoglia, l’ho poi messa fra due canovacci per mezz’ora ad asciugare un pochino (non fate caso a quel pazzerellone del mio “pargoletto” di 24 anni che mi sta prendendo in giro per le continue foto. A proposito, il tuorlo è andato a lui, ovetto sbattuto con 3 cucchiaini di zucchero 🙂
5) Tirata e fatta asciugare la sfoglia, l’ho tagliata e sovrapposta alla maniera delle Simili.
6) L’ho poi arrotolata, pronta per essere tagliata della larghezza desiderata
7) si prende il gruppo di rondelline di tagliatelle in questa maniera…
8) …poi si afferrano le estremità …
9) … e si sciolgono delicatamente…
10) .. si prendono 5-6 tagliatelle, si attorcigliano intorno a 3 dita, poi i lembi si mettono all’interno di ciascun nido…
11) .. prima di mettere in frigo, ho messo i nidi ad asciugare per un’oretta sulla carta scottex in un vassoio, spolverati con farina di grano duro e coperti da un canovaccio.
Prima di mettere in frigo ho chiuso tutto in un bustone di carta, tipo quelli per la farina.
C’è ancora molto da migliorare, ma vediamo se quando cuocerò queste tagliatelle si spezzeranno in cottura.
Giorno dopo:
buoneee, e non si è spezzettato niente, sono rimaste belle al dente – con 5-6 minuti di cottura – e lunghissime!
**************
4ª versione – Farina grano tenero, meno tuorli, senz’olio – Realizzazione 01.IX.2010
Altra prova senza olio per emulare le nostre nonne. Loro si che ci sapevano fare con la “pettola” (ho imparato che si dice anche così).
Un po’ sbiaditelle perché in bianco vero? Buone però!
Le prime, cotte fresche, con burro e salvia –
Le seconde, dopo qualche giorno, buttate in pentola direttamente da congelate, condite con salsa al provolone piccante e zucca.
Ingredienti:
300 gr farina 0/1 del mulino
2 uova intere
2 cubetti di albume surgelato che tengo sempre nel freezer
(totale dei liquidi circa 130 gr, forse meglio aumentare un pochino alla prossima)
1) Sotto, l’impasto all’inizio. Anche questa volta i liquidi li ho messi tutti da subito, ma devo regolarmi meglio (lavorando poi la sfoglia, è risultata un po’ asciuttina).
2) Sopra, l’impasto già molto migliorato, dopo il primo intervallo di mezz’ora, al calduccio.
3) Sopra, il terzo impasto ormai bello e liscio.
4) Tirata la sfoglia, che come al solito deve risultare un pochino “leggibile”
Dicono che si dovrebbero leggere le righe di una poesia d’amore attraverso…. o quello era lo strudel? vabbe’ stiamo lì! 😉
I bordi sono di nuovo troppo rinseccolitelli (devo tenere bene a mente come fanno le Simili!)…
Solite operazioni per la sfoglia.
.. ed ecco il mio vassoietto di nidi.
Una parte le ho congelate e una parte le abbiamo mangiate l’indomani.
Per conservarle fino all’indomani, ho letto che si devono lasciare in frigo, su un vassoio di carta, con sopra un canovaccio appena inumidito
Buone e non si sono spezzettate neanche ‘stavolta, né da fresche, né buttandole direttamente in pentola da congelate.
Devo ancora capire bene quanto debbono cuocere da fresche.
Ho sempre paura per la salmonella, quindi faccio sempre 5-6 minuti abbondanti..
forse è troppo, ma “necessità fa virtù!”.
***************
5ª versione – Farina grano tenero semi-integrale + farro, senza olio – Realizzazione 01.IX.2010
Quinta versione delle mie tagliatelle, questa volta mi sono voluta sbizzarrire con un mix di farina tipo 0/1 e farro integrale setacciato, senza aggiungere olio nell’impasto…
…e continua la saga, alla ricerca della tajatella perfetta. Riusciranno i nostri eroi …?
Ingredienti
300 gr farine (150 gr tipo 0/1 + 150 gr farro integrale setacciato)
150 gr liquidi (2 uova intere + albume pastorizzato e che tengo sempre per qualsiasi evenienza nelle formine del ghiaccio)
Procedimento
Per prima cosa setaccio le due farine
Poi formo la solita fontana di farina graaaande sulla tavola, e ..
… dall’alto:
– impasto dopo mezz’ora di intervallo coperto, al calduccio
– dopo 1 ora
– dopo 1 ora e mezza (Silvana fa anche molti più intervalli credo, ma non mi andrebbe di allungare troppo i tempi..)
Fra un intervallo e il successivo, ricordarsi sempre di chiudere “a bottone” il sotto della palla..
Impasto perfetto da subito… e Giotto mi fa un baffo 😉 , nuuuuuu scherzo Giottinooooo…
Naturalmente, nelle varie operazioni di “tagliatellamento” della sfoglia, la mantengo coperta con un canovaccio, per impedire che nel frattempo si asciughi oltremodo, e si spezzetti successivamente in cottura.
Ah! Naturalmente le altre versioni ve le risparmio, ma successivamente le ho tirate anche con la “nonna papera” 😉
Fonte 31.V.2007
Mese: Maggio 2017
Chiffon cake
Ed ecco uno dei dolci statunitensi più conosciuti da noi in Italia: la chiffon cake. D’altronde, se gli americani non esagerano, non sono contenti ;), e potevo esimermi dal provare anch’io questo ciambellone esagerato, da far asciugare capovolto???
Capovolto come si usa di solito…. e … per il verso “giusto”.
Grazie Gattanera (non è lo stampo originale, ma è riuscita a trovarmelo: diametro 26 cm x 12 di altezza)
Grazie Sandrina65 (che mi ha passato la sua versione di questa ricetta)
Grazie Cozza (ho seguito la sua discussione).
E’ effettivamente un po’ spugnoso come mi avevano preannunciato, ma è molto versatile: dà grande soddisfazione per la crescita abnorme e fa molta scena, è buono mangiato come ciambellone, può essere utilizzato come base per torte … insomma, meritava qualche tentativo!!
Ingredienti della mia prima “CC”:
360 g farina 00
7 uova medio grandi + 1 albume – totale circa 445 g (115 tuorli + 330 albumi)
340 g di zucchero di canna (meglio a velo)
15 g canditi frullati (invece che la scorza di limone)
1 bustina lievito
1 bustina vanillina (avevo finito la bacca di vaniglia)
8 g cremor tartaro (1 cucchiaino colmo) per montare gli albumi
120 g olio e.v.o. (ma meglio un olio di semi più neutro)
200 acqua
1 pizzico di sale
Procedimento:
Unire in sequenza farina, zucchero, lievito e sale setacciati in una grossa ciotola.
Fate un buco al centro e unire, ancora senza amalgamare, olio, tuorli, acqua, scorza, aromi e lasciare da parte.
Nel frattempo montare a neve fermissima gli albumi con il cremor tartaro.
Ora riprendere l’insieme degli altri ingredienti e amalgamare con lo sbattitore fino ad avere un composto liscio e omogeneo. A questo punto unire in 2-3 tempi gli albumi al composto, delicatamente ma benissimo.
Versare ora il composto nello stampo originale. Va bene anche una ciambelliera in alluminio da 30 cm e vale la regola x entrambi gli stampi DI NON IMBURRARE/INFARINARE MAI visto che in questa ricetta il dolce è veramente pesante!
A seconda del vostro forno, cuocete nel ripiano inferiore a 160° C per 50 minuti e a 175°x10 minuti (io ho preriscaldato a 160°C e infornato 70 minuti).
A fine cottura prendete lo stampo e capovolgetelo sul collo di una bottiglia (praticamente il concetto del capovolgimento dei panettoni).
In questo modo il dolce, raffreddandosi, manterrà un’ariosità maggiore.
A completo raffreddamento rigiratelo e con una spatola x livellare la panna staccatelo dalle pareti, capovolgetelo sul vassoio e anche il tubo centrale verrà via.
Il dolce è venuto alto piú di 11 cm.
Notare che qui sopra a destra, ho capovolto lo stampo su un imbuto e non su un collo di bottiglia come di consueto (l´imboccatura del mio stampo è piccola)…
… ma all´interno di una teglia (per paura che precipitasse: non lo ha fatto!)
Prova sofficitá: a sinistra l´ho abbassato e subito dopo, a destra, rilasciato.
Chiedo scusa a chi dovesse visitare questo post, per le foto sfuocatissime, ma andavo di corsa e non le ho rifatte.
Qui potrete trovare qualche input per le vostre chiffon-cake “vestite” a festa!.
************
Sperando che possa essere utile a qualcuno, ecco una versione ridotta che ho preparato per dei vicini di casa che mi hanno chiesto la cortesia.
Il marito della vicina – un ex pasticciere in pensione – dopo aver assaggiato una fetta della prima chiffon cake preparata, mi ha detto che ci voleva fare delle prove di farcitura.
Gli ho detto che non era adatta ad essere troppo bagnata, e mi sono raccomandata di evitare, o di farlo pochissimo.
Ho incastrato la sua teglia nella mia tortiera apribile per poterla capovolgere meglio (con queste dosi ridotte mi sono trovata benissimo anche con tortiere antiaderenti).
Ho notato che si era gonfiata anche un pochino di piú, e poi si è riassestata nel forno.
Comunque è arrivata indenne fino all’indomani, quando l’ho riconsegnata sana e salva all’ex pasticciere soddisfatto.
Queste le dosi che ho usato per la teglia che mi aveva fornito (diametro 26,5 x 3,5 di altezza):
175 zucchero
3 uova intere medie + 1 albume grande
180 farina 00
8 gr lievito (mezza bustina)
1 bustina vanillina
60 olio girasole deodorato
100 acqua
4 g cremor di tartaro
1 cucchiaino di aroma di mandorla amara
Cottura:
– ho impostato il forno a 180°C,
– ho infornato e immediatamente abbassato la temperatura a 160°C, per 30 minuti
– poi, gli ultimi 15 minuti a 175°
… e questa la prova farcitura del vicino con la mia chiffon-cake:
Fonte 09.XII.2009
Questa non è altro che una ennesima ricetta per fare le patate al forno, ma forse riesce a dare qualche spunto in piú, e devo dire che vengono molto buone. Naturalmente sono “solo” patate, e la ricetta è semplice, ma non banale.
Ormai farle così è di dominio pubblico, ma questo è un prezioso suggerimento dato tantissimi anni fa ad una collega da una vecchia signora (una ristoratrice di una importante catena di snack-bar di Roma) come un tesoro da custodire con cura.
Per mia fortuna la collega non si è saputa tenere troppo a lungo il segreto e …
Ingredienti
patate
aglio
olio e.v.o.
sale
rosmarino
peperoncino (o pepe)
Si parte.
Procedimento
- Sbucciare delle patate (attenzione che non abbiamo la buccia verde, leggi qui) e tagliarle a spicchi medi
- Metterle in una terrina immerse nell´acqua, aggiungendo una manciata di sale
- Lasciarle riposare almeno mezz’ora (io questa volta le ho lasciate 1 ora e mezza, ma anche mezza giornata va benissimo)
- Portare a ebollizione una pentola d’acqua senza sale
- Raggiunto il bollore, calare le patate dopo averle sciacquate benissimo dall´acqua salata
- Quando l´acqua riprende a bollire far cuocere 6-8 minuti, a seconda della grandezza dei pezzi
- A cottura ultimata scolare benissimo
- A questo punto condirle a proprio gusto con olio, sale, pepe (in alternativa io metto pochissimo peperoncino), rosmarino (una mia amica le ha provate con origano – io preferisco la versione tradizionale, ma…..) e aglio (se avete la schiaccia-aglio è meglio, altrimenti mettete uno stuzzicadenti su ciascuno spicchio per riconoscerlo, e comunque usate gli spicchi interi, appena schiacciati, ancora nella loro camicia)
- Infornare per 20 minuti a 180° in funzione statica; rimescolare con un cucchiaio di legno e far cuocere ancora 20 minuti con il ventilato; mescolare ancora e altri 10/15 minuti con ventilato e grill superiore
- Lasciare qualche minuto ancora le patate in forno, con sportello semi-aperto, per farle gonfiare un pochino
24.VII.2008
Ingredienti per 100-120 biscotti o più (dipende da quanto li farete grandi. Vi verranno 3 o 4 teglie a seconda di quanto li distanzierete)
200 g uova bio (fatti da 4 tuorli e 3 albumi)
180 g zucchero semolato
195 g farine bio (155 tipo 0 debole, 40 amido mais/maizena)
20 g zeste di limone (non trattato)
5 g vaniglia naturale (in polvere, bio)
pizzico di sale (quello rosa dell’Himalaya)
Zucchero per la cristallizzazione q.b.
Eh.. si! Questa volta la differenza l’ha fatta il Kenwood, e non ho volutamente neanche messo il pizzico di lievito.. assolutamente inutile, se monterete le uova per 20 minuti come ho fatto io 😉
Quindi…
Procedimento
Montare nel Kenwood con il gancio a frusta alla massima velocità per 20 minuti le uova, lo zucchero, il limone, la vaniglia e il pizzico di sale (il tutto diventerà bianchissimo e con i puntini neri della vaniglia.. ma non disturbano.. anzi)
Unire poi le farine setacciate mescolando delicatamente a mano dal basso verso l’alto con una frusta, per non smontare il composto.
Ecco la consistenza che avrete
Versare il composto in una sac-a-poche con la bocchetta media-liscia e formare tanti bastoncini in una teglia, su cartaforno (io stendevo un po’ come facevo col cucchiaino in passato, soffermandomi agli estremi di ciascun biscottino… bisogna prenderci la mano)
Passare la teglia per 10 minuti in frigo, intanto accendere il forno a 210°C statico.
Uscita la teglia dal frigo, spolverare con zucchero semolato, e soffiare via l’eccedenza (ho provato a mettere la teglia in verticale per togliere l’eccesso di zuccero, e a momenti facevo un disastro).
Cottura
Infornare in un binario centrale, abbassando immediatamente la temperatura a 190°C per 6 minuti. Abbassare poi a 180°C per altri 6 minuti. Togliete velocemente o si coloriranno troppo.
Per le teglie successive (visto che il forno si sarà scaldato meglio), saranno sufficienti 5 minuti a 190 + 5 minuti a 180, ma regolatevi col vostro forno.
Considerate che nella prima delle mie teglie i biscotti avevano quel lievissimo effetto gommoso centrale tipico, in quanto sono venuti leggermente meno coloriti…
Nelle teglie successive invece sono venuti anche del tipo più dorato e asciutto ..
quindi regolatevi a seconda del vostro gusto… ma teneteli d’occhio .. si bruciano in un baleno!!
Se piace questo genere di biscotti, stratosferici è dire poco!!
E INFINE … CALORIEEEE 🙂
E anche io vorrei darvi qualche notizia in più sulle calorie.
Visto che ognuno dà dimensioni diverse ai biscotti durante la formatura, non si può calcolare quante calorie esatte avrà un pavesino.. ma queste sotto sono le calorie totali che potrete suddividere a seconda di quanti biscotti avrete ricavato.. (e non dimenticate di conteggiare anche quelli che assaggerete 🙂 ):
200 g uova bio (fatti da 4 tuorli – 260 cal., e 3 albumi – 51,6 c.) – 311,60 calorie
180 g zucchero semolato – 705,6 cal.
195 g farine bio (155 tipo 0 debole – 528,54 c., e 40 amido mais/maizena – 135,19 c.) – 663,73 cal.
20 g zeste di limone (non trattato) – 9,4 cal.
5 g vaniglia naturale (in polvere, bio) – 14,4 cal.
pizzico di sale (quello rosa dell’Himalaya) – n.c.
Zucchero per la cristallizzazione q.b. (diciamo sui 30 g…) – 117,60 cal.
Totale delle calorie da suddividere per ciascun biscotto: 1822,33
Se con queste dosi riusiste a fare sui 150 biscottini potrebbero essere sulle 12 calorie per biscotto. Se ne faceste 200, le calorie si riducono a circa 9 !!!
Fonte 18.V.2008

La salsa ai funghi porcini “in bianco” è un must della cucina e, almeno nella nostra famiglia, piace a tutti.
Per timore di incappare in porcini freschi non “sicuri”, mi sono adattata ad acquistare quelli congelati (peraltro quando viene la voglia di prepararsi un bel piatto di pasta fatta in casa, saremo avvantaggiati nel trovarli subito a disposizione).
Di seguito gli ingredienti per questa salsa scelta come condimento per dei pici toscani fatti durante un “cucinare insieme” di Cookaround.
Ingredienti (per 8 persone):
circa 800 gr di porcini congelati
4/5 spicchi aglio
peperoncino fresco (o pepe, ma generalmente non lo uso)
1 bicchiere di buon vino bianco secco
brodo di funghi
spolverata di prezzemolo finale (quando possibile evito di cuocerlo; ricordo che diventa leggermente tossico in cottura)
8/10 cucchiai di olio extra vergine di oliva
sale q.b.
Procedimento:
– ho prima fatto scongelare per un po´ i funghi (io avevo comprato il tipo che occorre sciacquare; meglio scegliere quelli pronti da cuocere!!)
– li ho sciacquati bene e fatti a pezzi non troppo piccoli
– nell´olio, in una padella molto grande (ho utilizzato una paellera) ho fatto rosolare gli spicchi d´aglio togliendo l´anima interna, indigesta, e il peperoncino
– ho versato i funghi e fatti andare un pochino
– ho sfumato con il vino bianco e fatto evaporare a fuoco vivace
– ho salato, mescolato e aggiunto un po´di brodo di funghi (acqua calda se non si ha brodo)
– solo in questo momento ho coperto e fatto cuocere per 20 minuti circa.
Al momento di servire, ho aggiunto del prezzemolo tritato.
Questi i pici toscani che abbiamo gustato con questa salsa ai funghi porcini
Questa dritta ci aiuta:
… utile soprattutto quando fa freddo, per chi ha il micro-onde: ho messo i piatti dei commensali impilati, con un po´ d´acqua dentro ad ognuno, ho fatto stare nel microonde per una manciata di secondi alla massima potenza, ho scolato ben bene i piatti ormai bollenti, e ho impiattato.
La foto di apertura è di repertorio, fatta grosso modo alla stessa maniera, ma con funghi secchi rinvenuti.
Fonte 02.VI.2008

Dedicata a chi ama i sapori decisi e piccanti, questa versione dei pizzi leccesi (o pucce farcite o pucce salentine) è un tipo di lievitato della tradizione pugliese che ho realizzato con lievito madre molte volte dal 2008, prendendo spunto da una ricetta di una ragazza pugliese trovata su Cookaround con lievito di birra e apportando le dovute modifiche legate alla conversione.
Li ripropongo nella versione lievito madre liquido ripetuta di recente con l’impastatrice a spirale, impiegando oltre un giorno per prepararli.
In fondo all’articolo invece, la prima versione con lievito madre solido del maggio 2008 dove ho impastato tutto a mano.
A me è sempre piaciuto rendere abbastanza leggeri questi “paninetti” anche se un “cookino” salentino, nel gennaio 2010, mi faceva notare che i panini (che lui cuoceva in uno splendido forno a legna), non dovevano essere alti, soffici e alveolati ma, per via della farcitura, pur essendo l’impasto ben lievitato, dovevano restare rustici e “informi”.
Versione lievito in coltura liquida – Luglio 2023 – temperatura in casa circa 30°C
Ingredienti (per 12-14 pezzi – io 13 da 120 g l’uno)
566 g Farine Casillo biologiche (2 parti semola rimacinata di grano duro e 1 parte manitoba tipo 0 W350)
102 g licoli al raddoppio (rinfrescato due volte con rapporto 1:1:1) – 18%
340 g acqua fredda (310 in autolisi, 30 nell’impasto) – 60%
11,30 g sale – 2%
Autolisi
Prima che sia pronto il lievito, unire i 310 g acqua alle farine.
Riposo in ambiente fresco 1h e mezza/2h (io minifrigo eco a 15-20°C).
In questo intervallo si può preparare:



Sughetto per la farcia (restringere in padella)
200 g cipolle (due medie)
300 g pomodorini (15-20 piccadilly)
20 g peperoncino fresco
60 g olio evo (4 cucchiai)
pochissimo sale per il sugo
1 cucchiaio concentrato pomodoro (facoltativo)
100 g olive nere denocciolate che aggiungo a fuoco spento (io “gaeta” e anche se la ricetta originale diceva con nocciolo, non ho voluto rischiare i denti).

Impasto
per 8-10′ in spirale, vel. 1, con il licoli pronto, l’impasto autolitico e un goccino dell’acqua residua per incordare, poi il sale e a gocce, l’acqua restante.
Dalla vasca, facendo una piega di rinforzo, trasferire in una ciotola capiente, e riposo di almeno mezz’ora prima dell’inserimento a mano del sughetto ormai raffreddato.
Lavorare a lungo; l’impasto si disgregherà, è molto viscido, è normale.
Nelle 2h successive fare 3 o 4 pieghe e, a impasto rilassato, segnare il livello sulla ciotola.
Trasferire in frigo a 4-5°C fino al giorno dopo e comunque finché si registrerà una crescita del 60-80% (io 12h).
Ho tirato fuori frigo e fatto terminare la lievitazione per altre 2h e mezza, a t.a. fin quasi al completo raddoppio.



Staglio, peso e formatura dei pizzi leccesi
Ho formato pirlando un pochino ciascuna palletta di impasto e immergendola in abbondante semola di grano duro.
Ho posizionato direttamente sulla pala barella a lievitare coperto.
Ultima lievitazione per 2h circa.

Cottura ½ h circa
Ho fatto prima scaldare il forno a 250°C statico e ho infornato facendo scivolare i pizzi dalla pala barella sulla refrattaria, per 10′ vaporizzando ripetutamente parecchia acqua sulle pareti.
Poi abbassato a 220°C per altri 10′.
Terminato con altri 5′ ventilato a 120°C.
Ho tirato fuori oltre i 94°C suggeriti, ma ci si può regolare anche così 😉



… e questa volta non si dica che si deve aspettare per mangiarli… il massimo a mio parere, per gustare tutta la piccantezza del panino, è che venga mangiato bollente … o quasi!
E se ne restasse qualcuno si possono sempre conservare in freezer e rigenerare qualche minuto in forno una volta scongelati!
Versione pasta madre solida di grano duro – Maggio 2008
Ingredienti
250 g farina di grano duro
250 g farina 00
150 g pasta madre di grano duro (dopo 3 rinfreschi)
250 ml circa di acqua (regolarsi prima con 200 e aggiungerne al bisogno, meglio tenersi bassi altrimenti dopo, con il sugo, l’impasto viene troppo morbido)
5 g sale (1 cucchiaino)
1 pizzico zucchero (1 cucchiaino raso)
Eccone uno bollente, per la prova assaggio alle due di notte (all’epoca, mio figlio non sapeva resistere … da chi avrà preso?!?).
Risultano essere croccanti fuori e morbidi dentro.
