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DOLCI

Pasta di pistacchi


x fare questo

Sono partita da questo suggerimento di Clara …
“…Se hai i pistacchi e vuoi provare a freddo io proverei così : 100 gr di pistacchi e 50 gr di zucchero + 1 cucchiaino di acqua aggiunto dopo che hai ridotto in crema i pistacchi con lo zucchero”.
Ho trovato altre versione a freddo (che magari farò in seguito), qualcuna con più zucchero e visto che – se si può evitare – preferisco il gusto meno dolce, intanto provo questa…


grazie Cla’

Purtroppo non ho ancora trovato i pistacchi “nature”, quindi per fare un tentativo per i miei gelati, per questa volta parto da pistacchi salati, dissalati successivamente da me … come segue (giuro: la prossima volta mi compro la pasta bell’e-ffatta e lo consiglio anche a voi….):

Ingredienti
270 g pistacchi “ex salati ormai sciapi”
135 g zucchero grezzo di canna a velo
50-60 g di acqua
6 mandorle amare (armelline)
di solito aggiungo un pizzichino di sale: stavolta NO! Poi ho unito metà dose di zucchero a velo rispetto ai pistacchi (quindi 135 gr)

Più o meno è andata così:
Ho acquistato 600 gr. di pistacchi

Sgusciati (sono arrivata intorno ai 290-300 grammi)

Sbollentati per 1 minuto (insieme alle 6 mandorle) per togliere la pellicina, che ho tolto relativamente con facilità a mano…

Risbollentati una seconda volta per 1 minuto per togliere ulteriori residui di sale..

Fatti asciugare per un giorno all’aria (erano rimasti … mosci!).
Dopo un giorno di sole, siamo arrivati a 270 gr… (ma erano ancora .. mosci…)

Fatti asciugare successivamente nel forno, funzione ventilato per un paio d’ore, a 40°C.
Fatti freddare bene, poi in congelatore per una mezz’oretta per poterli frullare senza surriscaldarli troppo.
Messi nel bimby e frullati per 10 secondi a turbo.
Questo l’ho fatto per 3 o 4 volte
Altro giro a turbo per una 10ina di secondi
Verso la fine ho aggiunto a filo circa 50-60 g d’acqua.
Altro giretto turbo e finalmente la mia simil-pasta-di-pistacchio-color-marroncino-scuro-verdognolo-mal-di-pancia … è mia!!!

Fonte 04.VI.2012

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PASTAiola, primi e pasta fatta in casa SALSE, sughi, condimenti, erbe

Gnocchi di patate

… e due versioni di condimento: al pomodoro, oppure burro e salvia!
Ce ne sono a centinaia di ricette simili, ma perché non pubblicare anche io un grande classico della nostra cucina? Semplici, semplici, e senza uovo nell’impasto (con qualche piccolo accorgimento ce lo possiamo risparmiare)…
Il risultato sono gnocchi morbidi. Se li volete duri aggiungete farina all’impasto. A noi piacciono così.

 Anche voi volete la versione superclassica con solo patate, farina e un pizzico di sale?

Ingredienti per 5 – 6 persone:
1 Kg. di patate, meglio se vecchie
300 gr di farina 0 (avevo 00), meglio se debole, è più digeribile (per indebolirla a volte la integro con il 20% di fecola di patate o altro amido)
un pizzicotto di sale (a 3 dita)
Procedimento
Uno dei modi per lessare le patate e farle restare belle asciutte, è cuocere a vapore
(purtroppo col tempo ho scoperto che cuocendo con la buccia – soprattutto se questa è verde – resta più solanina all’interno della patata, per cui ora lesso a vapore, a pezzi e senza buccia).
Lavate le patate le ho quindi disposte sul cestello rialzato, all’interno della mia pentola a pressione.
Dal sibilo, 20 minuti (10 minuti se patate a pezzi).
Si possono lessare anche al microonde, ma non amo il microonde e preferisco cuocerle alla mia maniera.
Le ho schiacciate ancora bollenti, con tutta la buccia (ma ora le sbuccio da prima, leggi qui), tagliando in due ciascuna patata.
La parte sezionata l’ho adagiata a contatto coi forellini dello schiacciapatate (il cimelio di circa 50 anni fa che vedete sopra nella foto) e ho premuto.
Vi assicuro che la buccia fina fina resta attaccata alla pala che fa pressione, senza il minimo sforzo, senza spreco, e senza lasciare tracce di buccia nel purè.

Ho messo un paio di pizzichi di sale in questo purè e ho aspettato che si freddasse (sembra che così le patate assorbano meno farina, per cui gli gnocchi restano più morbidi. Se li voleste più duri regolatevi aggiungendo un pochino di farina in più).

 

Appena fredde ho aggiunto parte della farina sul purè, e ho amalgamato.
Aiutandomi con una spatola ho aggiunto infine il resto della farina, lasciandone indietro un paio di pugni (mi serviranno per la tavola di legno per non far attaccare i cordoncini di patate).
a questo punto formiamo i cordoncini di impasto e, aiutandoci con una spatola, tagliamoli nella classica forma (2 o 3 cm, a vostro gusto).

Se volete, potrete passarli sulla rigagnocchi lasciando anche l’impronta del vostro dito (servirà per raccogliere meglio il sugo), o su una semplice forchetta per dare la classica rigatura, oppure lasciarli lisci.

Quadro d’insieme di come si presenta il nostro banco di lavoro!!

 

Per la salsa
Ho usato un condimento semplice, così (ottimi anche burro e salvia**):
2 barattoli polpa di pomodoro
un paio di giri di olio e.v.o.
1 o 2 spicchi d’aglio
mezza cipolla,
qualche foglia di basilico
un pezzetto piccolo di peperoncino
sale grosso q.b. (poco è meglio)
pecorino romano per spolverare sopra alla fine (in alternativa parmigiano reggiano, ma con gli gnocchi va a gusto: io preferisco il sapido del pecorino)
Ho rosolato aglio, olio, cipolla, peperoncino, aggiunto il pomodoro, il basilico e il sale.
Fatto cuocere per una 20ina di minuti, max mezz’ora, prima coperto, poi scoperto.
** Alternativa burro e salvia: metto in un padellino qualche fogliolina di salvia, grani di pepe misto – meglio verde, più delicato – burro e un pochino di acqua, per far rilasciare meglio il sapore alla salvia, senza arrivare a soffriggere troppo.
Opzionale, ma ci sta benissimo: la spolverata finale di parmigiano reggiano!

Cottura

Versare gli gnocchi in acqua bollente salata.
Per evitare che gli gnocchi si attacchino l’un l’altro, ho dato una mescolata veloce all’acqua bollente di cottura, ma senza toccarli.
Appena vengono a galla, li lascio ancora qualche decina di secondi
e li tiro su con la schiumarola (o “ragnetto”) o direttamente con la “pastaiola”.
Verso prima un po’ di sugo nel piatto di portata.
Aggiungo gli gnocchi.
Ricopro con altro sugo e spolvero con pecorino romano.


Note per la conservazione e il consumo

  • Ho infarinato bene un vassoio, li ho distesi senza farli toccare e ne ho congelata una parte: si cuoceranno bene versandoli da congelati, direttamente in acqua bollente;
  • oppure, possiamo prima farli cuocere un paio di minutini e poi congelarli dopo averli distesi su un vassoio;
  • o ancora, se si vogliono preparare in anticipo, ad esempio per il giorno dopo, assicurano che è un buon metodo buttarli da subito in acqua bollente salata, scolarli appena vengono a galla e raffreddarli immediatamente immergendoli in acqua e ghiaccio.
    Scolarli e condirli con un filo d’olio allargandoli in una placca. Si conservano in frigo per 4-5 giorni.
    Quando servono, rigenerarli rimettendoli in acqua bollente: come appena fatti!!!!!

Naturalmente, per praticità e per occupare meno spazio, se congelati si potranno versare tutti insieme in una bustina di cellophane.
Fonte 17.II.2015

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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Pizzelle e chiommenzana con pasta madre

Fino a oggi non sapevo che esistesse la chiommenzana (o almeno non sapevo che fosse la denominazione di quello che io chiamo “sugo alla pizzaiola”…) ..e ora..

Quando ho sentito Rosaria che diceva che avrebbe fatto la pizza fritta con sopra questa “chiommenzana”, mi è venuta voglia di provare…
Stavo per prendere la padella per friggere, quando l’occhio mi cade sulla cialdiera elettrica (o macchina per waffel) che devo ancora restituire alla mia amica caccavellomane.. (quella cosa elettrica moderna che si usa al posto del “ferro” antico per fare le nevole/pizzelle.. appunto)
Ho pensato che la consistenza dell’impasto mi ricordava il mio tentativo fallito di cialde croccanti per il gelato che ho fatto pochi giorni fa….. e allora… invece di friggere, ho fatto una specie di gligliatura!!! Anche più genuino, no?!!
Voi l’avete una cialdiera elettrica? Allora provate questa ricettina.. tempi brevi e bontà assicurata.. anche con la pasta madre…

Impasto (dosi per 5 pizzelle)
(misura massima del diametro della cialdiera, da petalo a petalo, 16 cm e mezzo)5 pugni di farina (io tipo 1)
60 gr di pasta madre rinfrescata in giornata
2 cucchiai di olio e.v.o.
mezzo cucchiaino di sale
acqua q.b. (buah – ah – ah.. fino a poco tempo fa non ci avrei scommesso: dare le dosi per l’acqua q.b… im-pen-sa-bi-le per me!!!….) per avere un impasto morbido morbido (ho deciso di farlo così per farlo lievitare prima e poter cuocere entro tempi relativamente decenti..)Per la salsa (la chiommenzana):
– pomodori (io un barattolo di polpa santarosa)
– 2 spicchi di aglio senza l’anima
– origano
– pezzetto di peperoncino
– olio e.v.o.
– sale grosso1 mozzarella o fiordilatte tagliata a pezzetti e messa a scolare
Procedimento
Ho mescolato tutto l’impasto per bene e ho lasciato chiuso nel tupperware (ma che mi sta succedendo? Pure questa!!! Lievitazione nel tupperware?????? Vabbè.. solo per 5 orette)…

Dopo un paio d’ore sono passata dalle parti della ciotola, e mi è venuta voglia di fare qualche piega a questo impastino morbido


Intanto che la mozzarella scolava, a temperatura ambiente

.. ho preparato la chiommenzana, facendo prima rosolare dolcemente l’aglio e il peperoncino e poi ho aggiunto il pomodoro, facendo cuocere “scoperto” per una decina di minuti…

– passate 5 ore di lievitazione, ho acceso la cialdiera girando la manopola sul nr. 1 (non la conosco mica bene, quindi ho impostato sul minimo..voi regolatevi!), ho pennellato con olio le due parti

– ho cominciato a prendere una abbondante cucchiaiata alla volta di questo impasto mettendolo al centro dell’attrezzo (se volete pizzelline più piccole, mettete usate un cucchiaino invece di dosare col cucchiaio) e, premendo bene con il coperchio superiore, ho contato fino a 150 secondi per ogni pizzella;
mi sono regolata come per le cialde per il gelato di cui parlavo sopra: dicevano 120 secondi… ma ho aumentato un pochino!!
Per chi ha il timer e può impostare 2 minuti e mezzo, forse è meglio, ma tanto io sono rimasta lì a premere la cialdiera, quindi non dovevo fare altro….

– il cucchiaio di impasto si è allargato come per magia, diventando un bel fiorellone…, ho staccato facilmente la prima pizzella, l’ho messa in un piatto caldo, ho versato sopra un po’ del sughetto pronto, qualche pezzetto di mozzarella scolata e ho passato in forno caldo, subito sotto il cielo del forno, a 200°C (mi si stava scaldando la refrattaria per il pane alle proteine che avrei fatto di lì a un’oretta)… e ho fatto così per tutte le 5 pizzelle, man mano che servivo……
– se non avete il forno acceso, con qualche piccola accortezza si possono gustare pizzelle calde e filanti lo stesso: sarà sufficiente versare velocemente il sugo bollente e piccolissimi pezzetti di mozzarella. Filerà tutto lo stesso 😉

Ecco l’ultima pizzetta, pronta per essere passata in forno per qualche minuto…. notare la birra rossa che mi sta aspettando ansiosa!!

ed eccola con la mozzarella sciolta
Fonte 16.VI.2012
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DOLCI

Salsa di ciliegie

Anche questa salsa dolce è stata realizzata nel bimby.
Utilizzi futuri: coperture di dolci, ma soprattutto per i miei gelati!
In attesa di fare/avere la vera salsa rossa di elezione, quella delle amarene sciroppate, che adoro, ho trovato in rete questa salsa a caldo delle ciliegie, che abbondano in questo periodo sui banchi di ortofrutta, ottima da mettere su creme e gelati..

Ingredienti del sito che ho preso come spunto
(io però ho fatto 2 dosi e mezza – circa 800 gr di ciliegie snocciolate, consideratelo per abbreviare la vostra cottura se fate solo 300 gr di ciliegie)
300g di ciliegie denocciolate
3 cucchiai di zucchero (60 gr)
1/2 bicchiere di vino liquoroso (30 gr marsala)
10 gr di noccioli di ciliegia pestati (e messi in un teletto)

1 cucchiaio di fecola di patate (facoltativa, solo se la salsa non si addensa bene)

Ho lavato le ciliegie con bicarbonato (o con limone va bene.. non sono bio…) e private del nocciolo.

 

Le ho messe nel boccale, insieme al teletto contenente i noccioli pestati.

Per la cottura/pastorizzazione, mi regolerei per un paio di minuti da quando la salsa giunge a temperatura..
Cotta per
20 minuti in tutto
a 90°C, vel. 3,
prima antiorario, poi normalmente,
osservando questi intervalli:
– i primi 4 minuti ho mandato l’antiorario con le sole ciliegie e il teletto con i noccioli
– al 5° minuto, sempre antiorario, ho aggiunto lo zucchero
– al 6° minuto ho tolto l’antiorario e il misurino, per far addensare meglio. Ho tolto il teletto con i noccioli, ho aggiunto il vino, il cestello vapore (per riparare dagli schizzi di ciliegia) e continuato la cottura;

– dal 15° al 20° minuto (visto che la consistenza non mi soddisfaceva), ho aggiunto un cucchiaio di maizena alla salsa, fino a farla addensare per bene (se volete potrete metterne una puntina … io la prossima volta metterò 1 cucchiaino sulle mie 2 dosi e mezza).

L’ho fatta raffreddare velocemente ….
e l’ho trasferita in parte nei formaghiaccio per utilizzi futuri…
Per la conservazione non so dirvi troppo (anzi se ne sapete di più, sono bene accetti suggerimenti).. io l’ho usata nel giro di un paio di giorni e una parte l’ho congelata per non correre rischi…. ecco uno dei gelati che ho fatto con questa salsa:il mio FROZEN KEFIR
Fonte 17.VI.2012
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GELATI

Frozen kefir al limone, variegato alla ciliegia

Ecco una alternativa al più famoso frozen-yogurt….. cercavo di prepararlo da tempo, ma prevaleva sempre il suo gusto un po’ troppo deciso.. questa volta mi sembra che ci siamo..

Dicono che il kefir, in quanto a proprietà, sia il papà dello yogurt 😉
Be’?? Ora il papà, contento del successo del figlioletto – il famoso frozen-yogurt – ma non volendo essere da meno, ha deciso di provare anche lui a diventare … un gelato..un bel ghiaccio-gelato fresco e colorato per rallegrare le nostre papille e le nostre estati.
Ingredienti
205 gr kefir di latte colato (quantitativo ricavato dopo la colatura)

35 gr succo di limone (mezzo limone grande o 1 piccolino) …… e..
se per i viziosi come me .. volessimo provare con un po’ di limoncello?

30 gr zucchero a velo di canna (2 cucchiai, oppure – io – 3 cucchiaini colmi di zucchero di canna e 1 colmo di destrosio)

200 – 250 gr di salsa di ciliegie per la variegatura (facoltativa).

Mescolare bene il kefir colato con zuccheri e succo di limone, a mano o nel bimby.

Mettere in freezer e, dopo il congelamento (10-12 ore almeno), mantecare il frozen nel bimby.
Chi ha la gelatiera invece, potrà da subito mantecare separatamente i due “colori” e passare il gelato a rassodare un pochino in freezer prima di gustarselo; suggerisco di raddoppiare le dosi.
Se si ha la salsa di ciliegie fatta di fresco, ma ben fredda di frigorifero, un’idea è quella di aggiungerne qualche cucchiaiata a fine mantecatura del kefir, per un giro o due di gelatiera (non di più altrimenti invece che variegato diventa tutto rosa).

Per dare colore (e sapore…) ho voluto mantecare separatamente anche una salsa di ciliegie congelata in precedenza.

Dopodiché, in un’altra vaschetta, versando a cucchiaiate alternate i due colori, ho creato degli strati per dare l’effetto variegato.

Dopo la mantecatura, ripassare il frozen nel congelatore per un paio d’ore prima di gustare…

Qualche annotazione:
Per prima cosa, il giorno precedente la preparazione ho messo a fermentare come al solito il mio kefir, utilizzando questa volta molto più latte del solito, con un rapporto di circa 1/25, quindi per 20 gr di grani ho messo 480-500 gr di latte.
Avevo bisogno di molto latte da filtrare (a sapere che veniva così, ne avrei messo un paio di litri, tanto poi colando diventa circa la metà!!!)
Sono volutamente arrivata soltanto a 22 ore di fermentazione, non di più, in modo di non avere un prodotto molto aspro (a volte lo faccio fermentare anche 36 ore..)….
Volendo, credo che potremmo scendere a 18-19 ore di fermentazione (visto che nelle lavorazioni successive continua una certa attività), ma non direi di abbreviare ulteriormente!!
Magari sbaglio, ma se fermentasse molte meno ore forse non ci sarebbe più alcun aroma asprigno, ma sarebbe lo stesso prezioso .. KEFIR???!!!
Ho fatto colare il liquido in un teletto doppio, in frigo, coperto, per circa 5 ore, a perdere gran parte del suo siero … e qui un pochino la fermentazione è proseguita.
Per il frozen si suggerisce l’uso di uno yogurt molto grasso, anche col 10% di grassi.
Da un piccolo calcolo ho visto che il mio kefir, dopo la colatura, è arrivato ad una percentuale di grassi intorno all’8,50-9%.
Chi non ha la fortuna di avere il kefir potrà naturalmente utilizzare uno yogurt greco intero…..
Fonte 18.VI.2012

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PASTAiola, primi e pasta fatta in casa

Corzetti o croxetti liguri? Un altro modo di farli

Fra le varie paste regionali, molto graziosi sono questi Corzetti (o croxetti) liguri.
Per farli ci sarebbe bisogno del tradizionale stampo di legno fatto artigianalmente.
Per tale lavorazione vengono utilizzati legni di pero, melo, faggio o acero, legni cioè che contengono il tannino: questo per non modificare il sapore della pasta. La misura degli stampi in genere è intorno ai 5 cm.

Quelli più grandini, fatti in prima battuta, li ho composti e conditi così:

cliccare qui per il procedimento del pesto. Buon appetito… 🙂
C’è ancora qualche artigiano che intaglia a mano:

e guardate queste signore americane come realizzano bene la nostra pasta:

… non avendo lo stampo di legno (sono molto costosi e non ne ho trovati belli a meno di 50-60 euro…), mi sono ingegnata con il mio ferro antico per le nevole/ferratelle/pizzelle:

.. ho potuto così dare addirittura fino a 5 incisioni diverse dei miei corsetti da un lato .. e dall’altro.. delle rose..
Ecco alcuni degli utensili utilizzati (sorry.. sfocata):

ma andiamo avanti..
Le notizie sulle farine da usare sono contrastanti, per cui mi sono regolata come ho ritenuto valido (d’altronde il legame fra la Liguria e la Sardegna è molto saldo e ho pensato quindi di utilizzare la semola rimacinata di grano duro usata preminentemente nelle bellissime paste sarde)
Mie dosi per ogni persona:
due pugni pieni di semola rimacinata di grano duro
1 cucchiaino d’olio extra vergine di oliva
mezzo bicchiere di acqua bollente da mettersi vicino (ma mettere solo quella che prende la farina)
sale, se si vuole, un pizzichino (io non ne ho messo)
Lavorare bene l’impasto fino a farlo diventare elastico.
Far riposare mezz’ora…
Ho poi preso dei pezzetti di impasto .. fino a 3 o 4 alla volta (come vedete la mia lavorazione differisce da quella delle due signore del video.. la nostra fantasia non ha limiti), e li ho poggiati sulle varie parti del mio ferro.

Con un mattarellino, quello dei ravioli ad esempio (ma anche un manico di cucchiarella di legno va bene) ho rullato per far aderire bene,

ho impresso la rosa su ciascun pezzo con un coperchio di un portagioie di peltro di mia nonna (naturalmente ben lavato e spazzolato).
Invece della rosa volevo imprimere il nome di famiglia che ci hanno inciso in Cina su un timbro di giada (o corniola, boh?!), ma il marito non ha voluto
(giustamente!… troppo in vista il cognome, scritto anche all’occidentale)

ho tolto dal ferro i pezzi di pasta ormai appiattiti,..
ho girato il fronte in modo che la rosa restasse sulla facciata retrostante, quindi ho tagliato a misura, ciascun corsetto, con un coppapasta di circa 4 cm

(un tappo del detersivo liquido tagliato opportunamente)
e stop..
tutto qua!!
La prima volta che li ho fatti avevo tagliato tutto in tondo con le forbici per lasciare più possibile il disegno, ma erano un po’ troppo grandini (circa 6 cm di diametro), e allora ho fatto con il coppapastino
Ecco i miei 5 disegni più uno (foto cliccabili):


e una visuale di insieme:

e una foto di quelli più grandi fatti la prima volta:

Fonte 23.VI.2012

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DOLCI

Profiterole – tips

Un mio parere sui bignè scongelati: perfetti, come mostra la foto dell’interno di un bignè che ho sacrificato.

Allora, calcolare che io non sono assolutamente esperta ed è la prima volta che li facevo, quindi non ho metro di paragone.. ma mi sono sembrati perfetti, sia la parte che ho scongelato a temperatura ambiente, che quella che ho passato per un attimo in forno caldo…
I secondi sono venuti leggermente più asciutti, ma visto che si riempiono di crema, credo siano perfetti in tutti e due i casi…
Per la crema allo zabaione che Tano (un amico cookino) mi aveva passato… che te lo dico a fare?!! Deliziosa, mannaggia!


… una cosa che ho trovato difficile: sapere a che punto mi dovevo fermare nel riempire il bigné…
Mi sono regolata andando a peso, con la mano…(se il bignè mi sembrava pesantino era sufficiente), oppure mi avvertiva la crema che strabordava da qualche punto qua e là
Altro piccolo problemino… verso la fine del riempimento dei bignè la crema cominciava ad essere più lentina… anche se fra un riempimento della sac-a-poche e l’altro, la rimettevo sempre in frigo…… e naturalmente ho provato a impapocchiare un mini-profiterole (più che altro quello che vedi, è un assaggino per un’amica)
Questa la favolosa crema “leggera” usata, suggerita da Tano dietro mia fervida richiesta:Crema zabaione con panna
4 tuorli
80gr zucchero
115gr marsala
12gr amido di mais
500gr panna montataMontare i tuorli con lo zucchero e poi aggiungere l’amido di mais e mescolare bene. Portare il marsala ad ebollizione, abbassare la fiamma ed aggiungere i tuorli montati, rialzare la fiamma ed appena affiorerà il marsala mescolare rapidamente con una frusta e in meno di un minuto lo zabaione sarà pronto, far raffreddare velocemente ed amalgamarlo con la panna montatadal mio archivio:
… . ho provato a impapocchiare un mini-profiterole per mettere in pratica quello che ho imparato da Tano in merito a pasta choux e crema allo zabaione (più che altro quello che vedete, è un assaggino per un’amica con una foto venuta molto chiara: la copertura era più scura)

mi chiedo: ma si deve seccare la copertura dei profiteroles??? (la risposta di Tano è … no!!)Salsa velante di copertura di Adriano Continisio – per circa 40 bignè
(altra copertura da provare di Cook con bimby)
120 g acqua
40 g burro
pizzichino di sale
200 g cioccolato al 50% di cacao (prossima volta provo con il 70%)
2 cucchiai di cointreau o grand marnier (non avendo questi liquori, ho messo l’equivalente in vodka dove ho lasciato macerare due cucchiaini di agrumi luxus)
Far bollire l’acqua con il burro a pezzetti e il sale.
Fuori dal fuoco unire il cioccolato a pezzi e 2 o 3 cucchiai di liquore. Coprire. Dopo 5′ mescolare con una frusta ed usarla fredda, calda non copre.Quindi… risultato .. lasciando perdere l’estetica che naturalmente lascia a desiderare:
TUTTO SUPERLATIVOOOO
Riporto con piacere, i commenti e i suggerimenti ulteriori di Tano e altre note che ritengo importanti:Come prima volta direi che è andata.
Solo tre piccoli suggerimenti:
1° – Cambia bocchetta oppure mettila ferma sul vassoio e fai un cumulo omogeneo di pasta senza girare come ho visto nelle foto, altrimenti rischi di avere i bignè deboli in qualche punto e quando li riempi si spaccano precisamente dove si sovrappone uno strato con l’altro;
2° – quando metti la quantità di pasta per il bignè, ti rimarrà sicuro la punta in sommità, a questo punto basta bagnare la punta del dito nell’acqua e pigiare sulla punta abbassandola a livello della sommità del bigne;
3° – riempi i bignè sempre dalla parte superiore che poi andrai a coprire con la finitura esterna di crema o glassa…. e ancora..io li tengo dentro una bustina anche 10 gg e vanno bene, si asciugano e diventano rigidi come quelli acquistati, poi si ammorbidiscono quando li riempi…..

Di quelle che hai fatto tu al formaggio ho trovato un sito dove ne parla
diariodicucina.myblog.it/arch…l#.T0NVFYcaO8Ae poi…Il punto di riempimento dei bignè è giusto quando senti il bignè che inizia a gonfiarsi in mano, almeno io faccio cosi, nella sinistra tengo il bignè e con la destra tengo la sacca a poche, buco la parte superiore, ruoto leggermente la sacca per assicurarmi che la crema non vada fuori e poi riempio, quando sento che il bignè inizia a gonfiarsi, vuol dire che è pieno. Logicamente è un operazione che devi fare con un pò di delicatezza, perchè i bignè rischiano di rompersi con la pressione.”
*Nota di Paoletta per unire la pasticciera alla panna montata (forse in questa maniera mi resterà soda fino alla fine…?):
Una volta pronta la pasticcera, l’ho aggiunta un cucchiaio alla volta alla panna precedentemente montata, non aggiungendo il secondo se il precedente non era stato amalgamato.
Da qui, estrapolare tre ricette per: pasta choux – salsa velante di copertura – crema allo zabaione (rivedere quella di Pietro)
Fonte 04.III.2012

 

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SALSE, sughi, condimenti, erbe

Sugo alle melanzane

Quando ci sono delle melanzane a portata di mano ripeto spesso questa pasta che ricorda una “pseudo-norma”.
Devo dire che in famiglia ci sembra più saporito e più “legato” questo sugo alle melanzane nostrano, rispetto alla “norma” tradizonale (catanesi, non me ne vogliate!).


Le melanzane, nella pasta alla norma, a parte farle a cubetti, andrebbero tagliate longitudinalmente, ma soprattutto andrebbero fritte e aggiunte successivamente nel piatto!
Quando faccio il mio contorno di melanzane a funghetto quindi, ormai ne preparo appositamente in abbondanza, per tenermene un po’ per questo ottimo primo piatto veloce.
Ad esempio oggi ho ri-fatto così:

Ingredienti
per 3 persone (per la pasta ho usato 270 gr di gigantoni della Garofalo)
1 megamelanzana di quelle nere lunghe
1 barattolo di polpa di pomodoro (o pomodori freschi)
aglio
olio e.v.o.
peperoncino
basilico
sale
ricotta salata (congelata sottovuoto in precedenza)
Premetto che, a meno che non siano troppo acquose (fuori stagione, ad esempio), è difficilissimo che io metta sotto sale le melanzane perché mi piace il loro sapore, amaro, dolce o piccante che sia!
Ho messo le melanzane in padella quando olio, aglio e peperoncino risultavano appena rosolati.
Ho coperto, e verso fine cottura ne ho lasciate una parte in caldo.
Ho aggiunto nella padella il pomodoro, il basilico, aggiustato di sale (poco).
Nel frattempo ho lessato la pasta e quando mancavano un paio di minuti a fine cottura l’ho scolata nella padella e l’ho saltata aggiungendo una cucchiaiata di ricotta salata prima di spadellare.

Ho impiattato versando sopra qualche melanzana che avevo in caldo,
spolverato con altra ricotta salata.

Se non siete siciliani non vi formalizzerete se vi dico che, qualora non fosse nei paraggi l’ottima ricotta salata, in casa spolveriamo la pastasciutta con abbondante pecorino romano 🙂
*********
E’ sottinteso che volendo mi avvicino di più al piatto tradizonale siciliano, ma come ho detto sopra gustiamo con molto piacere la “norma” nostrana.
Oggi ad esempio (26.IV.2018) ho fritto a listerelle delle melenzane (dai, voglio fare un omaggio alle amiche siciliane che chiamano così questo ortaggio) e ho proceduto in maniera quasi tradizionale! 😉
Fonte 24.VI.2012
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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Pane da toast


Con un mio prolungamento di 7 ore di lievitazione in frigo rispetto alla ricetta originaria, alle ore 12,00 ho iniziato questo pane facendo un poolish così:
1 cucchiaio di lilì di gd
200 gr di farina W300 circa (100 farina 00 bio Carrefour W circa 200-220 + 100 manitoba 0 bio il Frantoio W circa 400)
0.5 gr bicarbonato
20 gr circa okara (usata al posto della lecitina di soia – è un residuo di lavorazione che avevo congelato dopo l’autoproduzione del latte di soia)
1 minicucchiaino di miele (5 gr.)
240 gr. acqua
ho prima frullato nel bimby – velocità turbo – parte della farina e tutta la okara e poi ho fatto il poolish
(la prosssima volta fare un tentativo con la farina di semi di carrube anziché okara o lecitina).
In serata stava strabordando, allora ho messo un vaso di vetro sopra, a copertura. Praticamente è cresciuto anche all’interno della ciotola capovolta (per la prossima volta considerare un vaso almeno di capacità tripla o quadrupla rispetto al poolish).

h. 20,45 circa

h. 22,15 circa
Alle 23,30 – dopo 11 ore e mezza di fermentazione – ho proceduto all’impasto principale così:
tutto il poolish precedente
160 gr di farina W300 (come sopra)
7 gr sale
Ho cominiciato a impastare …prima 5 minuti, poi 2, poi 1 +1+1+1+1.. ogni tanto capovolgendo l’impasto per ossigenarlo, sempre a vel. 4 del Ken..
Era bello già dopo 7 minuti, ma ho proseguito per cercare il velo..
Purtroppo anche dopo 12 minuti si spezzava un pochino.. (non era elastico come quello famoso di TFL, per capirci), ma l’impasto l’ho trovato bellissimo..
Ho aspettato un pochino, ho fatto qualche piega..


e ho messo in frigo per 7 ore circa (dalle 00,30 alle 7,30)
Che impasto piccolooooo, 620 grammi circa!!
Ma ho voluto usare lo stampo 30x10x10 per cuocere col coperchio per simulare l’estense!
Alle ore 7,30 … Cotto dopo 7 ore di lievitazione in frigo a 180°C per 40 minuti coperto nello stampo (il pullman).
Finita la cottura ho tirato fuori, e fatto cuocere per qualche altro minuto ventilato e pennellando con latte…
Per la prossima volta considerare di mettere il miele nell’impasto piuttosto che nel poolish (credo che metterlo da subito, ha fatto sì che gli zuccheri fossero tutti esauriti in fase di lievitazione!! e non è rimasto niente per la reazione di Maillard!)
Insomma… assolutamente non male il piccolo..


Da 620 grammi da crudo, è diventato 560 gr da cotto (cuocendo al chiuso ha evaporato poco!!)
Ha riempito praticamente tutto lo stampone luuuuuungo…
Le sue misure (non poteva essere un gigante un impasto così piccolo in uno stampo 30x10x10):
28 di lunghezza x 9 di altezza nei punti massimi.
A stasera per la fetta, e ti saprò dire per la sofficità e il sapore……
(vediamo se lo possiamo promuovere.)
Non ce l’ho fatta ad aspettare.. dopo 3 ore circa è ben freddo (d’altronde è piccolino) e l’ho tagliato
A parte l’altezza (non altissimo, ma giustificato dallo stampo 30x10x10 con un impasto di appena 6 etti!!!!), l’alveolatura mi sembra perfetta .. e anche la sofficità…

Sofficissimo, non riuscivo ad affettarlo
Sapore neutro, giusto giusto per i nostri futuri tramezzini/toast.
Fonte 25.VI.2012

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DOLCI

Biscotti del soldato, Australia

Tutto parte da questa testimonianza, che ho riadattato, di un’antica ricetta di biscotti della tradizione Australiana e Neozelandese.
Basandomi anche sulla ricetta di una compagna del vecchio forum di Cookaround, vissuta in Australia, ho fatto delle prove che riporto.

Ho voluto risparmiare sul colesterolo, lasciando però invariate le percentuali di grassi della ricetta base.
Ho pensato infatti che nella dose minima di 115 grammi di burro di una ricetta di provenienza ci sono effettivamente “soltanto” circa 94 grammi di materia grassa allo stato puro (il burro è fatto dall’82% circa di materia grassa e dal 18% di acqua e proteine), gli altri 20 grammi circa sono composti da acqua***.
Ho deciso di scegliere di volta in volta se inserire burro chiarificato o normale, rifacendo qualche calcoletto per l’idratazione.
Per lasciare il profumo del burro comunque, ho deciso di “suddividere il male a metà” inserendo un burro chiarificato (100% di grassi) e un olio dal sapore poco invadente (anche l’olio ha il 100% di grassi).


INGREDIENTI per 26 biscotti da circa 20-22 grammi l’uno dopo cotti (regolarsi nel distanziare i biscotti crudi perché si allargano in cottura):
150 g farina 0*
90 g di cruschello di avena*
120 g zucchero di canna*
85 gr scaglie di cocco frullate*
47 burro chiarificato + 47 olio di mais*
2 cucchiai di golden syrup (io 35 g di sciroppo d’acero*)
50 gr acqua bollente (2 cucchiai della ricetta + 2 cucchiai mancanti alla mia materia grassa***)
5 gr bicarbonato (1 cucchiaino)
pizzico di sale a velo

*da agricoltura biologica
Peso impasto crudo circa 600 grammi.
Peso impasto cotto circa 520 grammi.

In una ciotola capiente, ho versato prima gli ingredienti secchi (farina, avena, zucchero, cocco, sale).
In un pentolino ho mescolato insieme grassi/sciroppo.
Poi ho preparato una soluzione alcalina fatta con acqua bollente e bicarbonato (il bicarbonato qui funge da lievito).
Ho aggiunto questa soluzione alcalina al composto di grassi/sciroppo preparato in precedenza.
Si formerà un po’ di schiuma: va bene così!
Ho aggiunto questo ultimo composto agli ingredienti secchi preparati in precedenza amalgamando bene.
Ho formato delle palline schiacciando e appiattendole e poi via in forno a 160°C fino a completa doratura per 15-20 minuti!
Appena si tolgono sono fragili, perciò meglio non spostarli, ma attendere quei 10 minuti per farli freddare per bene!!
Durano moltissimo!
455 Kcal circa per 100 gr di prodotto crudo (non vorrei sbagliare ma cuocendo, e riducendosi di circa 80 grammi in cottura, saliamo a 525 Kcal di media per 100 grammi!).
Ne vale comunque la pena, ma considerarlo ai fini della propria dieta.
Trovo questi miei nuovi “digestive” ideali da mettere come base per eventuali cheesecake.

P.S. DEL 31 GENNAIO 2019

Rifatti ieri sera questi biscotti, questa volta in versione a basso i.g. (indice glicemico).
INGREDIENTI per 40 biscotti (peso dopo la cottura: 12-13 grammi) 
240 gr fiocchi di avena integrale ridotti in farina* (lasciarne un po’ interi per un effetto scenografico)
20 gr farina di tapioca* (aggiunta da me per “legare” la farina di fiocchi di avena, visto che non ho utilizzato farina normale)
120 gr zucchero di cocco* – basso i.g. – (a volte ho provato a ridurre del 20%, mettendo 95 g di zucchero semolato: alto i.g., ma buoni ugualmente!)
85 gr scaglie di cocco*
47 gr burro chiarificato (o
47 gr olio di girasole deodorato*
35 gr sciroppo di yacon* (2 cucchiai colmi) – basso i.g.
50 gr acqua bollente (2+2 cucchiai***)
5 gr bicarbonato (1 cucchiaino)
1 pizzico a due dita di sale a velo

*da agricoltura biologica
Il procedimento è analogo a quello spiegato sopra.
Ho tenuto lo spessore dei biscotti a circa 1 cm.


L’impasto come al solito è molto sbricioloso.
Ho compattato aiutandomi con il fondo di un barattolo e rifilando i bordi.

Ho preriscaldato il forno a 180°C e abbassato a 160 infornando.
Ho cotto 15 minuti in totale, inserendo la teglia in un binario medio-basso.
Dopo 10 minuti ho ruotato, alzato la teglia di un binario e terminato la cottura.
Distanziarli meglio di come ho fatto io perché dopo la cottura si allargano un po’.

Ottimi. Somigliano molto ai famosi Gr@ncereale, con in più un leggero sapore di cocco!

Ricetta del 3 marzo 2012