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“Latte” di Cocco

Avevo un pacchetto residuo di cocco rapè in scaglie in scadenza ancora da consumare e quando ho trovato questa ricetta, mi sono messa al lavoro, riadattando il metodo al Bimby.

INGREDIENTI
80 grammi di cocco in scaglie bio al 67% di grassi
1 litro di acqua filtrata

PROCEDIMENTO
Ho portato l’acqua in ebollizione a 100°C nel bimby. Ci sono voluti 8 minuti e mezzo a vel. 3, con misurino.
Cambiando leggerissimamente il procedimento, una volta raggiunta la temperatura ho versato il cocco pesato in precedenza nell’acqua bollente (e non il contrario come da indicazioni della ricetta originaria), ho tolto il misurino e ho aspettato che si freddasse un pochino per poter frullare alla massima velocità.
Ho letto infatti che è meglio non usare la velocità 10/turbo del bimby al di sopra dei 60-70°C al massimo.
Si potrebbe anche lasciare l’apparecchio in funzione a vel. 2 o 3 senza misurino, in modo che intanto il cocco si possa idratare al meglio, ma io ho semplicemente aspettato una decina di minuti a bimby spento.
Quando la spia ha segnato 70°C ho avviato, riposizionando il misurino e ho frullato 1 minuto, vel. 10/turbo. Dopodiché ho spatolato per riportare in basso le scaglie rimaste nelle pareti del boccale e ho avviato di nuovo 1 minuto, vel. 10/turbo.
Non ho volutamente aggiunto olio, né sale: immaginavo che il cocco non mi avrebbe deluso.
Ho prima filtrato versando il liquido in una pentola larga con un colino a maglie strettissime; ho lasciato freddare velocemente la pentola in una terrina piena di acqua fredda e siberini (se lo avete usate l’abbattitore), e infine ho nuovamente filtrato con un telo doppio di garza.

La okara residua (qualcuno la chiama farina disoleata) l’ho congelata appiattendola in previsione di futuri utilizzi (quale farina di cocco per la mia granola, ad esempio). Così come pure ho voluto congelare un bel bicchierone di “latte”. Quando verranno in visita a Roma, voglio far assaggiare ai miei figli ogni tipo di bevanda vegetale che mi sto divertendo a fare in questo periodo (riso in chicchi e fiocchi, mandorle, sesamo, pieno di calcio e presto forse, avena).
Risultato: de-li-zio-so! Ha un sapore pieno e corposo, e chi ama il cocco non resta deluso da questo “latte” e da questo procedimento.
Unico difetto: non è un prodotto a chilometro zero, per cui non esattamente ecosostenibile. C’è da considerare che è destinato anche a chi non può assumere lattosio, ed è vero che si può sopperire con altre bevanda, ma è talmente buono, che di tanto in tanto possiamo anche permettercelo.
Altra cosa da non sottovalutare: il costo. Non esattamente economico. Considerando che ci vogliono 80 grammi del prodotto costosetto che vedete in foto (se lo preparate con la più economica farina di cocco assicuratevi che non sia disoleata) e che l’acqua non l’ho pagata, il costo si attesta intorno a € 1,82 di materia prima per un litro di “latte”.

2 giugno 2017

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Cioccolato in tazza speziato

Facile facile … caldo caldo … e veloce veloce … col Bimby


Volevo una cosa tonica e corroborante .. con questi primi freddi veri di stagione (ricettina del gennaio 2012).

Mi sono ricordata dell’incontro di Firenze con le amiche del forum, dove con Susanna ci siamo fermate a prendere un cioccolato caldo alle spezie (ma non mi andava di star lì a girare-girare-girare per 20 minuti per farlo venire bello cremoso….)
…poi mi sono ricordata di alcune tazze, reduci del viaggio a Vienna fatto con le “mocchine” poco prima delle festività natalizie 2010, utilizzate per prendere i continui glue-wein come si chiamavano lì (una sorta di vinbrulé) che servivano a riscaldarci – anche nell’umore – mentre gironzolavamo per mercatini, nelle fredde serate viennesi.
Ho unito i due ricordi e ne è uscito questo cioccolato dal caratterino niente male …
Per due tazzoni stracolmi come quella che vedete nella foto
Ho messo prima in una tazza:
3 cucchiaini colmi di cacao amaro in polvere
3 cucchiaini colmi di zucchero integrale di canna
2 cucchiaini colmi di farina 00
1 pezzetto di peperoncino
1 chiodo di garofano
Ho aggiunto nella tazza, del latte fresco intero poco per volta, miscelandolo al composto, fino a far sciogliere tutti i grumi e renderlo cremoso.
Ho poi versato la cremina nel boccale e continuato a versare altro latte fino a coprire per bene le lame (sarà stato 6-700 grammi di latte).
Ho impostato 20′, vel. 2, 80°C, lasciando il misurino di traverso..
..alla fine dei 20 minuti ho versato il tutto in due tazzoni dove avevo spolverato generosamente della cannella e della noce moscata…
Se non volete ritrovarvi fra i denti i pezzetti di peperoncino o il chiodo di garofano, filtrate il tutto con un passino (o col cestino del varoma, ma in questo caso dovrete variare la velocità da 2 a antioraria2)
Naturalmente lo potrete gustare più tradizionale, omettendo le spezie (ma vi consiglio di provarle almeno una volta), oppure più o meno cremoso, allungando o accorciando i tempi di cottura o aumentando/diminuendo la farina…
insomma – se vorrete ripeterla – è solo un’ideuccia calda calda …

Fonte 28.IV.2017

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Estratto di vaniglia

Seguendo quanto reperito in rete, dopo aver messo sottovuoto parecchie bacche fra congelatore e frigo (ne avevo comprate parecchie con un’amica), le ultime 15-16 le ho volute destinare a preparare questo estratto!!


Gli ingredienti:

– Mezzo litro di vodka (visto che era a 38° e non i 40° richiesti, ho aggiunto un tappino di alcool a 95°) oppure 500 grammi metà alcool a 95° + metà acqua oligominerale.

– 60 grammi di baccelli – sono una 15ina di pezzi – per mezzo litro di vodka a 40°.

Poi occorre una bottiglia scura da ¾ di litro (meglio scura per la luce o schermata con fogli di alluminio).

Questi che leggete sotto in corsivo in verde, sono i 5 punti di Tuki.

Come realizzare l’estratto di vaniglia in 5 semplici passi:

1. Procurarsi una discreta quantità di bacche di vaniglia di buona qualità, io ho utilizzato la qualità Bourbon. Quali caratteristiche ci permettono di stabilire la qualità della vaniglia? Innanzitutto i baccelli devono essere “grassi” e non secchi, morbidi (non mollicci!) e belli lucidi, devono risultare flessibili (se il baccello si spezza non va bene per niente), devono trasudare olio ed avere una buona quantità di semi all’interno; last but not least, il profumo la dice tutta sulla qualità, ma per questo non posso aiutarvi molto; più baccelli passeranno sotto il vostro naso più imparerete a “sentire” quando la vaniglia è buona. Ah, servirà anche della buona Vodka, non importa quale, a noi interessa che contenga circa il 40% di alcool, in modo da avere la concentrazione ottimale per l’estrazione (a tale proposito si trovano studi piuttosto interessanti sull’argomento). In alternativa, facendo due calcoli, è possibile preparare una soluzione al 40% di alcol, andrà benissimo.

2. Pesare 60 g di baccelli (una quindicina, a seconda delle dimensioni) per ogni mezzo litro di vodka, queste sono le proporzioni per ottenere un estratto che possa essere definito tale.

Ho sezionato longitudinalmente e aperto (per esporre meglio i semini all’alcool) e tagliato a pezzi le bacche (meglio farle a pezzetti per far sì che siano bene immerse).

3. Aprire i baccelli a metà nel senso della lunghezza, in modo da avere i semi esposti, tagliarli a pezzetti piccoli ed introdurli in una bottiglia di vetro scuro capiente (se si intende usare mezzo litro di vodka prendere una bottiglia da 1 litro, in modo da poter agitare comodamente il tutto) assieme alla vodka. Il fatto di tagliare i baccelli a pezzetti non è tanto dovuto alla migliore estrazione, quanto alla praticità di non doversi sempre accertare che tutti i baccelli siano completamente immersi nella vodka.

4. Chiudere bene la bottiglia, dare una prima vigorosa “scecherata” e riporre in un luogo fresco e buio; ripetere quest’operazione di frequente, diciamo una volta al giorno per i primi 15 giorni e, successivamente, una volta alla settimana o quando ve ne ricordate.
5. Dopo 6 mesi l’estrazione dovrebbe essere completa, non resta che filtrare il tutto e cominciare ad utilizzarlo nelle varie preparazioni. In realtà l’estratto si può incominciare ad utilizzare dopo il terzo mese ma la differenza c’è, infatti, passati i tre mesi l’estratto continua a diventare via via più denso e scuro e l’odore di alcol tende a lasciare sempre più spazio alla vaniglia, fino a sparire completamente (bisognerebbe addirittura lasciarlo riposare altri 6 mesi per permettere all’aroma di perfezionarsi). L’aroma dell’estratto tende a migliorare con il tempo e non ha una scadenza. Come si usa?
Questo estratto è molto concentrato rispetto a quelli industriali, si utilizza soprattutto quando non avete tempo di aprire e raschiare i semi o perché magari, per qualche strano motivo, non volete che si vedano i “puntini”. Le quantità variano in base ai gusti e alle preparazioni, una volta fatta la mano ci si abitua. Se può esservi d’aiuto, io uso circa un cucchiaino da tè colmo di questo estratto là dove andrei ad utilizzare una bacca.
Fonte 05.II.2012

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Sciroppo alla liquirizia

Spesso nelle mie ricerche mi ispiro anche a blog individuali esterni a Cook che – oltre ad insegnarmi qualcosa – mi colpiscono per la sintonia che a volte percepisco di avere con l’autore, gli intenti comuni che intravedo…….
Anche questa volta è andata così.. per cui il mio sciroppo di liquirizia (appena appena modificato nel procedimento) è ispirato a questa idea
Perché fare con uno sciroppo come questo?
Per metterne un cucchiaio in un po’ d’acqua per una bibita bella fresca da sorseggiare in estate
Per versarne un po’ sopra a qualche gelato al cioccolato o al caffè o qualche dolce preparato da noi..
Per trasformarlo parzialmente, se vogliamo, in liquore alla liquirizia (ho letto da qualche parte che si può fare, … mentre non si può fare il contrario)
.. ma soprattutto, visto che è uno sciroppo, e non un liquore alla liquirizia, quest’anno ci vorrei fare dei ghiaccioli per i figli delle mie sorelle che scorrazzeranno in campagna, dove ci riuniremo per qualche giorno di vacanza…
(Ecco i ghiaccioli alla liquirizia realizzati successivamente)

… ecco gli ingredienti (ho ricavato circa 700 grammi di sciroppo)..36 g tronchetti liquirizia extraforte (tutto il pacchetto)
360 g acqua
360 g zucchero integrale canna
mezzo limone bio1 bacca di anice stellato (facoltativa)
1 bacca di cardamomo (facoltativa)

foto cliccabili.. e il procedimento..
Per un paio di volte ho tritato i tronchetti di liquirizia così
10-15″, vel. 7-8
e ho messo via la polvere

Senza lavare il boccale ho versato l’acqua e il limone, portando a ebollizione
5′, 100°C, vel. 2, antiorario
Appena a temperatura ho versato la liquirizia polverizzata attraverso il foro e ho mescolato
15″, vel. 4, antiorario
Ho versato subito il liquido caldo in un barattolone di vetro precedentemente scaldato al microonde con un po’ d’acqua, per non fargli subire shock termici (almeno uso il m.o. per qualcosa) e ho lasciato in infusione coperto per una 15ina di ore.

Il giorno successivo, dopo aver tolto la buccia di limone e aver filtrato il liquido con un colino a maglie strette, l’ho versato nel boccale e portato prima a ebollizione così
3′, 100°C, vel. 2 (antiorario se metteremo anice stellato e cardamomo)

Subito dopo, ho aggiunto lo zucchero, e senza misurino, ho continuato così
30′, 80°C, vel. 2

Ho preferito far freddare velocemente (come faccio per i miei gelati, con ghiaccio e siberini), imbottigliare subito dopo, e trasferire in frigorifero…
Da qualche parte ho letto che sciroppi con meno zucchero in percentuale, rispetto a questo, si conservano per circa 1 mese in frigorifero…ma credo che con queste dosi si possa prolungare…
Non penso di avere problemi di consumo (se avete nei paraggi dei diavoletti come quelli delle sorelle), altrimenti fare metà dose di tutto……
Una nota: ricordo che abusare di liquirizia può causare vari problemi…

…e qui, fra le mie erbe aromatiche
Con lo stesso sistema ho fatto anche:
Sciroppo alla menta
Fonte 03.VIII.2012
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Mojito cubano

Ah, Cuba! Che bei ricordi.. e fra questi, il mojito.
Bevuto sulla terrazza dell’Hotel Dos Mundos a la Habana, ma anche altrove nell’isola caraibica 😉

Complici le giornate ancora caldo umide di questo inizio autunno romano (questo mio messaggio originario è del settembre 2012) e la menta che cresce sul mio balconcino ho voluto concedermi questo famigerato cocktail.
E anche se l’ho preparato con quello che avevo a disposizione, eccovi …

.. la ricetta secondo Wikipedia …

  • Rum ambrato cubano Havana Club 3 anos (4.5 cl.)
  • succo di lime (limon criollo 3 cl.);
  • 2 cucchiaini di zucchero di canna bianco
  • un rametto di Hierba buena (o menta marocchina)
  • da 5 a 12 cubetti di ghiaccio
  • acqua gasata (acqua di Seltz o soda). Usare un bicchiere del tipo tumbler alto, come l’Highball.

Si prepara ponendo sul fondo del bicchiere due cucchiaini di zucchero di canna bianco e il succo di mezzo lime, il rum e la menta . Si amalgama il tutto premendo delicatamente le foglie di menta (anzi, il rametto intero, asserisce qualcuno) per far sì che si mescolino i sapori e successivamente si unisce il ghiaccio e l’acqua gasata mettendo alla fine un rametto di hierbabuena come decorazione.
(Nota): la hierba buena a Cuba è un’erba spontanea che si trova facilmente, il suo aroma è più delicato e meno persistente della menta selvatica o mentuccia che si trova in Europa, la varietà che più si avvicina è la menta marocchina, reperibile nei vivai ad inizio primavera.
*Una curiosità : il ghiaccio è spezzato poichè ancora oggi molti locali cubani usano tenere un gigantesco blocco di ghiaccio vicino al bancone che viene spezzettato con un rompi ghiaccio (questo lo confermo: ho visto i blocchi di ghiaccio con i miei occhi, proprio come qui in Italia quando ero bambina…)

Fonte Wikipedia
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Caffè dello studente … multiplo

Caffè dello studente o caffè sul caffè, come lo chiama una mia amica.
Questa, che sembrava una ricetta che dovesse restare conservata gelosamente nelle cucine di qualche paesino dell’entroterra abruzzese, dove l’ho scoperta per la prima volta, e per la quale mi avevano chiesto di non divulgare il segreto, non è altro che il famigerato caffè dello studente ….
Mi sento quindi libera di “spiattellare” il “segreto” 🙂 e qualora non conosceste ancora questo sistema, è presto fatto.
Il procedimento è facilissimo, ma un po’ lungo e richiede molto caffè (si fa con la, anzi le, caffettiere moka).
Ingredienti:
1 pacchetto di caffè da 250 grammi

Attrezzatura:
2 caffettiere moka (io ne ho usata una da 12 e una da 6. Visto però che una volta fatto, ne basta veramente poco e che si consuma veramente tanto caffè in polvere, vi consiglio di partire con moka più piccole: esempio da 6 e da 3, oppure da 3 e da 1)

Procedimento:
Ho fatto così:

  • I volta – ho caricato una moka da 12 tazze

  • una volta uscito il caffè l’ho versato in un pentolino

  • II volta – invece dell’acqua, questa volta ho caricato la base della mokona da 12 con il caffè che avevo messo da parte

  • III volta – ancora nella moka da 12, ma comincia a ridursi il quantitativo di liquido, quindi per la volta successiva userò la moka da 6 tazze
  • IV volta – utilizzo quasi tutto il caffè uscito della mokona e comincio ad usare la moka da 6 (avanza un po’ di caffè: lo userò in seguito per i cappuccini della mattina)
  • V e ultima volta – sempre moka da 6 – avrei anche continuato, per farlo ancora più ristretto, ma….


… per questa volta non ho voluto continuare, ma volendo si può ripetere l’operazione per 8-10 volte (così mi ha assicurato la mia amica sul modo adottato dalle anziane del suo paesino)… insomma si può continuare fino a che il caffè viene pescato dal filtro, oppure cambiando di nuovo moka, utilizzandone una più piccola.
Da questa tornata ho ricavato 210 grammi di liquido denso e nero
Se dovesse avanzare, per conservarlo ho pensato di congelarlo con le bustine formaghiaccio, così:

Utilizzi:

  • qui una mia idea, per un gelato al caffè superlight!
  • per i gelati (in alternativa al caffè solubile, che non a tutti piace, e ne serve pochissimo per dare sapore senza aumentare di troppo i liquidi)
  • per il tiramisù
  • per le torte, biscotti, ecc.
  • per le creme al burro (mai fatte, ma la mia amica brava in pasticceria, lo usa prevalentemente per quelle: ne serve poco ed extra-forte, questo è il segreto)
  • naturalmente il caffè che dovesse restare per non essere entrato tutto durante il trasferimento alla moka più piccola, si potrà utilizzare con parsimonia per pochi giorni nei vostri cappuccini (vi consiglio però di zuccherarlo e metterlo in frigo, per evitare che inacidisca)
  • oltre che, naturalmente, prenderne un goccino prima di un esame universitario (ma attenzione, troppa caffeina è come una potente droga.. mai unirlo ad alcolici, ecc.)
  • senza contare che coi fondi che restano potrete fare moltissime cose… date un’occhiata qui

Fonte 22.VII.2013

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Liquore Cioccolatino

Ci sono decine di liquori al cioccolato, ma questo ha la particolarità che l’ho realizzato col bimby, l’ho preparato con latte ad alta digeribilità, e ho escogitato un piccolo espediente per ottenere una cremosità al pari delle migliori creme di liquore.
Be’! Fallo senza latte, direte voi!!
Naaaaaa.. con latte è meglio che senza… sentite come ho risolto:

1 lt latte fresco alta digeribilità zimyl parz. screm. (notare che ha meno grassi del latte intero)
700 g zucchero
300 ml alcool (rifacendolo in estate – e temendo che per via del latte, il liquore si conservasse meno – ho preferito aumentare a 300 gr l’alcool … vi saprò dire se viene altrettanto bene! ***)
160 gr cacao amaro (avevo ancora molto cacao dukan all’1% di grassi, contro il 20-22% del tradizionale cacao amaro!) .. ergo…
50 g burro di cacao puro spezzettato (per compensare i grassi che mancano sopra… interessante, no?!!)
1 cucchiaio raso di vaniglia naturale in polvere!!
… e ho inserito tutto nel bimby, così:
prima latte,
fatto stiepidire fino a 50° e inserito lo zucchero,
mescolato un pochino per sciogliere,
poi tutti gli altri ingredienti meno l’alcool,
fatto girare ancora per 20 minuti circa senza misurino a 90°C vel. 4
Una volta freddato il tutto ho unito l’alcool.
Conservare in frigorifero e consumare dopo almeno 2 settimane (..dopo 4 o 5 giorni migliora e diventa più cremoso, tanto da non uscire bene dalla bottiglia.. probabilmente a causa del frigo … e del burro di cacao, ma cercate di aspettare di più: del cacao non si sentirà più la “polvere”, ma solo la cremosità).
Lo straconsiglio anche sul gelato: è un topping leggermente alcolico favoloso!
***si… è venuto altrettanto bene, e la gradazione alcolica resta relativamente bassa: all’incirca 18°
Fonte 02.VI.2014

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Limoncello … scientifico

Ho scoperto che il limoncello gradito a molte di noi signore è quello che si aggira sui 29° (contro i 33-34° o più), ma potremo variare a nostro piacimento la gradazione alcolica aiutandoci con la formuletta che riporto sotto.

Intanto questa è la mia ricetta attuale, con alcool a poco più di 29°:
10 limoni non trattati
1 lt alcool a 95° (750 ml prima e 250 ml dopo)
600 zucchero
1,8 lt acqua oligominerale

I fase – 1 settimana in 3/4 di alcool (ho voluto limitarmi ad una settimana soltanto di macerazione in alcool per evitare eventuali estrazioni di principi amarognoli dei limoni, ma per assicurarmi il sapore, ne ho messi 10 belli grandi!!).
Per la suddivisione dell’alcool fra prima e seconda fase, ho scopiazzato una ricetta sorrentina… non so ancora il perché di questa metodica, ma cercherò di approfondire.
II fase – Preparare lo sciroppo di acqua e zucchero, farlo freddare e aggiungerlo all’alcool/bucce della prima fase (ho deciso di lasciare le bucce a mo’ di macerato idroglicerico con droga compresa).
Se come me amate il limoncello un po’ più torbido, unite lo sciroppo quando non è ancora del tutto freddo.
Se invece si vuole un liquore trasparente, ho letto di aggiungere un albume battuto in mezzo bicchiere d’acqua e versarlo nello sciroppo prima di portare a ebollizione..

Mah?!? Io non ho provato ma chi vuole può fare un tentativo.
Aggiungere anche i restanti 250 ml di alcool.
Far riposare per 2 settimane almeno (meglio 3).Dopo il riposo, filtrare il tutto, imbottigliare e mettere il frigo (o in freezer, meglio!).***
Un altro dato che può essere utile è quello relativo alla conversione da volume a peso:
ogni litro di alcool etilico a 95° è pari a 0,789 grammi***Tutti i valori di quello che inseriamo nella ricetta concorrono alla gradazione alcolica e questa è la formula per ricavarla:(alcool/volume totale)*gradazioneLo zucchero rende circa 65 ml. ogni 100 gr. quindi nel mio caso:
(1000/3190)*95 = vol 29,78°p.s.
non abbiamo resistito, e un assaggino lo abbiamo fatto dopo una settimana della seconda fase di macerazione:
più leggero del limoncello solito, ma assolutamente pieno di profumo, grazie all’alto numero di limoni utilizzati.
Ho fatto anche la prova mettendone una bottiglina in freezer, e nonostante non sia a 40°Vol, non ghiaccia, quindi potrete tranquillamente mantenerlo in congelatore.
Fonte 10.VI.2014
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Bibita limone & stevia

Dieta? Estate? Perché non provare con questa dissetante bibita pseudo LEMONSODA alla stevia?

La ricetta originale è qui, e me l’ha fatta conoscere la nostra bravissima cookina-fotografa smaryyns76 (trattoriadamartina).
Naturalmente se dovete offrire questa bibita ad atleti o bambini sempre in movimento potrete fare l’originale, ma se come me dovete lanciare un occhio alla linea potrete alternarla con questa preparazione.
Per ora ho fatto una piccola prova, ma ne preparerò sicuramente in dose maggiore
Ho fatto così:
– Il succo di 5-600 gr di limoni (non importa che siano biologici: ho ricavato 230 ml circa)
– Zeste di un limone (biologico e/o non trattato questa volta!)
– 2 cucchiaini della mia stevia naturale in polvere
– acqua minerale frizzantissima

In un pentolino ho versato il succo appena spremuto dei limoni, aggiunto la zeste e la stevia in polvere.
Ho usato uno spartifiamma e portato ad ebollizione leggerissima mescolando di continuo sul fornello più piccolo ma con fiamma al massimo.
Il tutto per una mezz’ora (ora che ho registrato questi tempi credo che la prossima volta mi potrò aiutare col bimby).
Alla fine ho ricavato 130 ml circa di succo ristretto.

Avevo sperato in un improbabile sciroppo, ma sono soltanto riuscita a far ridurre il tutto ad un succo scuro e saporito.
Visto che la stevia non ha il potere conservante dello zucchero, ho deciso di congelare questo succo versandolo in bustine formaghiaccio, dopo averlo ben filtrato.

 

Come preparo la bibita:
Direi che ogni ghiacciolo è sufficiente per due bei bicchieri di bibita dissetante, aggiungendo dell’acqua minerale frizzantissima di frigorifero.
Per mantenere al meglio la frizzantezza prima metto il ghiacciolo e poca acqua in un bicchiere, faccio sciogliere, suddivido in due bicchieri, e poi rabbocco con acqua frizzante fino a riempire ciascun bicchiere.
Il sapore di stevia è deciso ma si sposa bene col limone, e le bollicine dell’acqua completano l’opera..
Fonte 24.VI.2014

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Liquore all'uovo pastorizzato (tipo vov)

Dopo qualche prova precedente sono arrivata a questa versione, e questo è diventato il liquore pastorizzato*** all’uovo della mia famiglia (copia del famigerato VoV), realizzato in questo caso con prodotti ad alta digeribilità.
Ingredienti
(per quasi 2 litri di liquore. Ne ho fatto molto per regalini vari, ma vi consiglio di seguire queste dosi: finisce in un baleno):
12 tuorli freschissimi Ovito (erano uova piccole: circa 190 gr in totale)
915 gr latte fresco Zymil parzialmente scremato + 15 gr burro chiarificato Chef .. e questo è il trucco per non diminuire i grassi (in alternativa 930 latte intero delattosato; oppure potete arrivare fino a 1 litro, ma sarà leggermente meno denso)
800 gr zucchero semolato (200 per montare i tuorli + 600 nel latte)
300 gr alcool 95° per liquori
150 gr marsala secco Florio (o passito, o porto, o altro vino aromatizzato)
1 cucchiaino colmo di vaniglia naturale in polvere bio (messa a macerare già da qualche ora prima nell’alcool della ricetta)
scorza intera di 1 limone (la parte gialla – facoltativa, anche questa a macerare nell’alcool da prima)
Procedimento
– ho montato nella Kenwood, con la frusta a filo, i 12 tuorli e i 200 gr di zucchero per 5 minuti per far diventare denso e spumoso lo zabaione;
– intanto ho messo a bollire dell’acqua in un pentolone per il bagnomaria, ;
– ho messo a scaldare in un’altra pentola tutto il latte e i restanti 600 gr di zucchero per farlo sciogliere bene (il latte è già pastorizzato quindi non serve oltrepassare gli 80°C, ma portandolo a questa temperatura il liquore si addenserà un pochino);
– ho versato quindi il latte caldo a filo sui tuorli, facendolo scendere dalle pareti del Ken, riprendendo a montare intanto che facevo questa operazione;
– ho trasferito il ciotolone del Kenwood con dentro uova e latte, direttamente sul bagnomaria che era arrivato quasi a ebollizione (in questa fase la temperatura del composto arrivava a circa 68°C);
– sempre usando il termometro, ho fatto stare una 10ina di minuti mescolando di tanto in tanto. Una volta arrivati a 83°C ho aspettato pochi secondi – 3 secondi a questa temperatura sono sufficienti per la pastorizzazione delle uova – e ho spento;
– a questo punto ho trasferito il ciotolone in un bagnomaria freddo con ghiaccetti e siberini (se voi l’avete, qui potrete usare l’abbattitore di temperatura);
– una volta che il liquido è arrivato a 40-45°C (temperatura critica per la proliferazione dei batteri), ho freddato ulteriormente aggiungendo i 150 gr di marsala previsto (freddo di frigorifero), e ho aggiunto altro ghiaccio al bagnomaria freddo;
– ho aspettato che la temperatura scendesse sui 20-25°C e ho finalmente aggiunto i 300 gr di alcool (in questa fase ho filtrato l’alcool con telo pulito e strizzato – precedentemente sterilizzato in acqua bollente in microonde – per eliminare i semini di vaniglia e le bucce di limone);
– a questo punto, miscelando di continuo come si fa nella moka per amalgamare la consistenza del caffè, ho versato da subito in bottiglie pulitissime che avevo ulteriormente “risciacquato” con un dito di alcool 95° e fatto asciugare;
– nel versare, ho filtrato con un passino a maglie fitte posto all’interno dell’imbuto, per togliere eventuali pezzettini di uovo (ve lo consiglio, possono non far piacere nel bere), poi ho messo i tappi e via in frigo;
– prima di gustare far maturare almeno una settimana, agitando/capovolgendo ogni giorno le bottiglie;
– agitare sempre prima di bere.
Bontà allo stato puro!
Conservazione
Non mi sbilancerei: è un prodotto fatto in casa e anche se il tutto risulta pastorizzato, ci sono pur sempre uova e latte che possono deteriorarsi.
Direi che un tre mesi, mantenendo in frigo, sia una durata plausibile (ma vi assicuro che non ci arriva), anche se qualcuno asserisce che 6 mesi/1 anno possa conservarsi.
Sono stata incauta forse, ma effettivamente una volta ne ho assaggiato un pochino da una bottiglia che stazionava da un paio d’anni nel frigo di mio figlio, nessun mal di pancia, ed era ancora ottimo!
L’idea in più
Tanto per mia memoria e per memoria delle persone alle quali lo regalo, di solito etichetto già con la data di quando potremo cominciare a berlo 😉
 
Conservazione
Per quanto riguarda la conservazione ho letto di tutto (da 1 mese a 2 anni), quindi non mi sento di dare indicazioni.
Comunque userei il buonsenso e, se è pur vero che c’è alcool e zucchero che fungono da conservanti, e che ho pastorizzato le uova, è pur sempre un liquore che ne contiene abbastanza, è a bassa gradazione alcolica e contiene anche il latte..
Non andrei pertanto oltre i 3 mesi, conservando in frigorifero.. ma c’è chi assicura di averlo bevuto dopo due anni (come me del resto), ancora in ottimo stato.. quindi… fate vobis.
*** Chi volesse evitare di impegnarsi o avere difficoltà nell’operazione di pastorizzazione, può prendere in considerazione l’acquisto di tuorli pastorizzati refrigerati. Non li ho ancora mai utilizzati, ma anche qui … fate vobis.
Utilizzi (oltre a berlo tal quale):
– questo liquore è la base per l’ormai famoso “bombardino“, bevanda calda rinomata nelle località sciistiche;
– ottimo per “affogare” il gelato
Fonte 01.XI.2014