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DOLCI

Crema spalmabile alla nocciola

PRIMA VERSIONE 2010, RIVISITATA OGGI, A FINE 2018.
Ancora un po’ di pazienza (sono allo studio di una nuova formula) e forse pubblicherò una nuova versione col risultato sperato (vedi in fondo)!!! All’epoca ebbi un’assistente d’eccezione nel preparare la mia prima crema spalmabile alla nocciola:
ancora più nocciola della crema che stavo per fare, la piccola Diana, figlia della mia sorella minore, ora quasi diciottenne.

Per la privacy si vede poco, ma vi assicuro che si diede parecchio da fare.
Ho ripetuto poche volte delle simil-nutell@ fatte in casa in questi anni perché, pur se più genuine delle commerciali, preferisco non abusarne.
Oggi (siamo nel 2018) ho usato il bimby ( thermomix tm31 ) .
Fra l’altro, per realizzare una versione per i piccolini di casa che fosse quanto più possibile genuina e poco deperibile, ho utilizzato del latte biologico in polvere anziché liquido, prendendo spunto da questa ricetta.
Forse non è un grandissimo problema, ma pur se buone e genuine, nessuna delle ricette provate lascia una crema spalmabile per il giorno dopo, neanche a temperatura ambiente (se passasse di qui qualcuno e volesse dare suggerimenti in merito, sarò ben felice di fare nuove prove).
Intanto ci sto lavorando (vedi sotto).

Ingredienti

150 g nocciole bio già sgusciate, tostate e senza pellicina (voglio che le nocciole si sentano parecchio. Se si tostano in casa delle semplici nocciole sgusciate crude, prevedere una decina di grammi in più in quanto perdono umidità e pellicine durante la tostatura)
100 g cioccolato fondente bio (io con cacao al 74%, della Sarchio)
100 g cioccolato bianco bio (sempre della Sarchio)
80 g zucchero di palma di cocco bio (basso indice glicemico)
50 g olio extra vergine di oliva di frantoio (o un semi più neutro se non amate lo splendido e.v.o.)
20 g latte intero biologico in polvere
i semi di mezza bacca di vaniglia
un pizzichino di sale
 
Procedimento
Una dritta per togliere abbastanza agevolmente le “malefiche” pellicine:
Ho messo in padella le nocciole in un solo strato e le ho tostate a fuoco basso per 20-30 minuti.
Soltanto nel mescolare alzavo la temperatura.
Dopo una decina di minuti, a nocciole caldissime e a fornello acceso (attenzione alle ustioni), con l’aiuto di un telo pulito ripiegato almeno in quattro ho cominciato a “strizzare” fra di loro le nocciole direttamente in padella, quasi come per frantumarle, senza naturalmente arrivare a questo.
Ho ripetuto questo “strofinìo” ogni volta che mescolavo e alzavo un po’ la fiamma.
Assicuro che attualmente è il metodo migliore che ho trovato per togliere il grosso delle pellicine.

Freddate le nocciole, le ho versate nel bimby insieme allo zucchero e intervallando, ho iniziato a frullare gradualmente fino a velocità 10 (turbo) per una 20ina di secondi ogni volta, ripetendo diverse volte fino ad ottenere una pasta densa e aggregata e spatolando per riportare ogni volta i residui sul fondo.


A questo punto ho aggiunto nel boccale i due tipi di cioccolata tagliati in precedenza a pezzettini, il latte in polvere, i semini di vaniglia e il sale.
Ho frullato ancora gradualmente a vel. turbo fino ad ottenere una pasta cremosa.
Ho aggiunto infine l’olio a filo e frullato ancora gradualmente a vel. turbo.
Infine ho impostato 5 min, 50°C, vel. 4.
Alla fine ho frullato a vel. turbo per circa 1 minuto per omogeneizzare il tutto (un po’ come faccio per i gelati homemade).
Ho colato questa crema ancora tiepida e liquida in un barattolone, usando il passino finissimo che si vede accanto (cercherò di fare ancora meglio e riferirò fra queste righe), trasferendo in un barattolino piccolo i residui più granulosi.


Purtroppo, a distanza di qualche ora, la crema è comunque un po’ “sabbiosa” e si compatta troppo, pur riuscendo ad essere prelevata col cucchiaino ed essere spalmata (con una certa difficoltà) sulla fetta di pane. 
Per raggiungere la lucentezza delle foto sarà sufficiente prelevare la dose voluta e farla stare per un po’ vicino ad una fonte di calore (o pochi secondi – ahimé – nel micro-onde).
Per la conservazione non ci dovrebbero essere grossi problemi visto che non c’è latte liquido ma in polvere; direi però di non andare oltre qualche settimana di conservazione.
Il giudizio odierno di Diana è comunque positivo rispetto alla versione di 8 anni fa 😉
P.S. – 02 January 2019
Not yet the final step, but within few weeks I will be back with a new self-produced version.
I hope it will be really spreadable the next day, even if stored in the fridge. Organic and a little expensive, but it is coming for our beloved grandchildren, and the name could be “HAZELNUTTY” … work in progress …

25.VII.2010

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LIQUORI, bevande, sciroppi, ecc.

“Latte” di Cocco

Avevo un pacchetto residuo di cocco rapè in scaglie in scadenza ancora da consumare e quando ho trovato questa ricetta, mi sono messa al lavoro, riadattando il metodo al Bimby.

INGREDIENTI
80 grammi di cocco in scaglie bio al 67% di grassi
1 litro di acqua filtrata

PROCEDIMENTO
Ho portato l’acqua in ebollizione a 100°C nel bimby. Ci sono voluti 8 minuti e mezzo a vel. 3, con misurino.
Cambiando leggerissimamente il procedimento, una volta raggiunta la temperatura ho versato il cocco pesato in precedenza nell’acqua bollente (e non il contrario come da indicazioni della ricetta originaria), ho tolto il misurino e ho aspettato che si freddasse un pochino per poter frullare alla massima velocità.
Ho letto infatti che è meglio non usare la velocità 10/turbo del bimby al di sopra dei 60-70°C al massimo.
Si potrebbe anche lasciare l’apparecchio in funzione a vel. 2 o 3 senza misurino, in modo che intanto il cocco si possa idratare al meglio, ma io ho semplicemente aspettato una decina di minuti a bimby spento.
Quando la spia ha segnato 70°C ho avviato, riposizionando il misurino e ho frullato 1 minuto, vel. 10/turbo. Dopodiché ho spatolato per riportare in basso le scaglie rimaste nelle pareti del boccale e ho avviato di nuovo 1 minuto, vel. 10/turbo.
Non ho volutamente aggiunto olio, né sale: immaginavo che il cocco non mi avrebbe deluso.
Ho prima filtrato versando il liquido in una pentola larga con un colino a maglie strettissime; ho lasciato freddare velocemente la pentola in una terrina piena di acqua fredda e siberini (se lo avete usate l’abbattitore), e infine ho nuovamente filtrato con un telo doppio di garza.

La okara residua (qualcuno la chiama farina disoleata) l’ho congelata appiattendola in previsione di futuri utilizzi (quale farina di cocco per la mia granola, ad esempio). Così come pure ho voluto congelare un bel bicchierone di “latte”. Quando verranno in visita a Roma, voglio far assaggiare ai miei figli ogni tipo di bevanda vegetale che mi sto divertendo a fare in questo periodo (riso in chicchi e fiocchi, mandorle, sesamo, pieno di calcio e presto forse, avena).
Risultato: de-li-zio-so! Ha un sapore pieno e corposo, e chi ama il cocco non resta deluso da questo “latte” e da questo procedimento.
Unico difetto: non è un prodotto a chilometro zero, per cui non esattamente ecosostenibile. C’è da considerare che è destinato anche a chi non può assumere lattosio, ed è vero che si può sopperire con altre bevanda, ma è talmente buono, che di tanto in tanto possiamo anche permettercelo.
Altra cosa da non sottovalutare: il costo. Non esattamente economico. Considerando che ci vogliono 80 grammi del prodotto costosetto che vedete in foto (se lo preparate con la più economica farina di cocco assicuratevi che non sia disoleata) e che l’acqua non l’ho pagata, il costo si attesta intorno a € 1,82 di materia prima per un litro di “latte”.

2 giugno 2017