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COSMETICANDO, casa e persona

Oleolito LavaCamoLendula

UN PO’ DI PAZIENZA …

per la digestione a freddo del mio oleolito: 40 giorni circa, dal 5 giugno al 20 luglio 2018) …

E IL GIOCO E’ FATTO

Una delle prime preparazioni quando si “spignattano” cosmetici – ma che poi si tralascia un pochino – è l’oleolito.
A me è venuta voglia di ripetere questo tipo (imparato qui) perché mi piace usare preparazioni senza utilizzare conservanti, e questo LavaCamoLendula è uno dei prodotti più semplici, genuini ed efficaci che io conosca in “spignattologia” ;).
E’ lenitivo per la pelle, contro i pruriti, le scottature (vedi in fondo all’articolo, come lo alterno alle ben più blasonate creme-viso 😉 ).

Notare che se questo tipo di olii viene utilizzato per la preparazione di creme, va inserito soltanto in preparazioni a freddo (a breve pubblicherò lo stupendo post-doccia “A pelle bagnata!”) o nella fase finale di una crema.

Si può dare un’occhiata qui per notizie sulla preparazione degli oleoliti.

Da notare che non tutte le “droghe” (fiori, erbe) rilasciano i loro principi mediante estrazione con olio, quindi non tutto è adatto ad essere estratto con questo metodo semplice, anche se un po’ lungo.

Ingredienti (per poco più di 1 litro e ½ di prodotto finale):

2 lt e ½ olio extra vergine di olivo di frantoio – raccolto 2017
100 gr fiori secchi di calendula biologica
100 gr fiori secchi di camomilla biologica
50 gr fiori secchi di lavanda biologica
6,25 gr tocoferolo (vitamina E – anti irrancidente – 0,25% rispetto all’olio)

Procedimento

  • Il primo giorno (5 giugno 2018) ho messo in “digestione la “droga” secca – dando una prima sommaria mescolata per miscelare i fiori – in un barattolone di vetro da 3 lt e ½

  • ho versato sopra l’olio (nel quale avevo già inserito il tocoferolo)

  • ho mescolato per qualche minuto con un utensile pulitissimo e asciutto, per intridere/irrorare tutti i fiori secchi

  • ho chiuso ermeticamente e schermato, mettendo il barattolo in una borsa di tela e un paio di buste di carta da pane, etichettando per non dimenticare le date

  • ogni 2-3 giorni (tranne un piccolo periodo di vacanza al mare) ho ruotato e capovolto più volte il barattolone (ho preferito non aprire mai)

  • dopo 45 giorni circa (19 luglio) ho proceduto al primo filtraggio con scolapasta di acciaio a maglie fitte, premendo bene tutti i fiori per ricavare quanto più oleolito possibile

  • il giorno dopo (20 luglio) ho ripetuto il secondo filtraggio con un telo garzato piegato in quattro parti lasciando percolare, senza premere, per togliere quanti più residui possibili.

L’odore rilasciato dall’olio di oliva è un po’ “deciso”, ma l’ho scelto in quanto è abbastanza resistente all’irrancidimento; inoltre ha molteplici pregi per la nostra pelle (e comunque può essere miscelato con altri olii/burri, tanto da non lasciare più l’odore troppo forte).

Il prodotto, se ben preparato e mantenuto in bottiglie scure di vetro, si conserva almeno un paio d’anni, e comunque almeno fino alla data di scadenza dei prodotti inseriti, quindi prepararlo con prodotti con date di scadenza più lontane possibile.

Purtroppo se si sentisse odore di rancido o l’odore dei fiori svanisse troppo sarà bene gettare via l’oleolito.

Se si ha la fortuna di reperire un olio meraviglioso di frantoio, meglio procedere verso novembre per questo tipo di preparazione (periodo di raccolto dell’olio nuovo).
Diciamo che così si acquista un anno di conservabilità.


Sopra: il mio barattolone gigante da 3 lt e mezzo, dopo la prima filtratura.

NOTA – 19 Aprile 2021
Spesso ho usato questo oleolito sul viso così: qualche goccia sulla mano bagnata, aggiungo qualche goccia di glicerina; sfrego per bene le mani e si forma una sorta di emulsione estemporanea che passo sul  viso appena pulito (non mandare negli occhi, ma solo intorno).
Conclusione?
Non ho certo utilizzato “attivi” miracolosi, ma ho nutrito la mia pelle (oleolito lenitivo e vitamina E) senza far mancare l’idratazione necessaria (glicerina e mani bagnate), e soprattutto ho utilizzato un prodotto assolutamente privo di conservanti 😉

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Per chi, sensibile ai problemi ambientali, non vuole/può autoprodurre, ma vuol continuare ad acquistare cosmetici o prodotti vari per la casa e la persona, un piccolo consiglio è quello di consultare il famigerato INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients).
Qui sotto due siti dei quali mi avvalgo per la consultazione:
– ewg.org/skindeep/
– biodizionario.it
Quindi, attenzione ai numeri e ai colori degli scores (equivalenti a un semaforo dal verde, al giallo, al rosso, dove naturalmente il verde è il migliore) e all’ordine di inserimento delle varie sostanze nel prodotto (più sostanze con inci verde troverete ai primi posti, meglio sarà; come per gli alimenti, gli ingredienti scritti per primi sono contenuti in dosi maggiori!).

20 luglio 2018

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SALSE, sughi, condimenti, erbe

Dado granulare con essiccatore

Vorrei parlare ancora di dado fatto in casa; granulare anche questa volta, essiccato nel mio Klarstein anziché nel forno.
Alla fine mi sono convinta ad acquistare un essiccatore in quanto le lunghe essiccazioni a bassa temperatura sono salutari, ma utilizzando il forno, questo resta inutilizzabile per tantissime ore.

Da quando ho acquistato l’essiccatore l’ho utilizzato per varie preparazioni (jerky di carne, frutta essiccata, dado, ecc.), e quando ho la fortuna di trovare le verdure biologiche che occorrono, mi diverto a fare un po’ di dado per la famiglia.
Per questo dado granulare con essiccatore ho previsto questi utensili:
PENTOLA A PRESSIONE (o normale – vedi qui – ma si allungano i tempi di cottura)
MINIPIMER (o bimby, ma nella prima fase preferisco il minipimer)
ESSICCATORE (in alternativa utilizzare il forno, come descritto in questa ricetta)
BIMBY (in alternativa un ottimo frullatore o robot da cucina)
1 SOLO BARATTOLO DI VETRO (invece di più vasetti come nel dado morbido).

Ingredienti
per 170 grammi di prodotto finito biologico
1 pianta di sedano
2 cipolle grandi
4 carote grandi
2 spicchi d’aglio con la camicia (a fine cottura lo tolgo)
piante aromatiche (rosmarino e basilico freschi; alloro secco, che tolgo a fine cottura)
85 gr sale grosso (8,5% sul totale delle verdure; diventerà il 50% sul prodotto finito)
Totale 1085 grammi

Procedimento

Ho pulito e tagliato grossolanamente le mie verdure (potrete usare in alternativa o a integrazione anche porri, zucca, funghi, ecc.)

Ho alternato nella pentola a pressione strati di verdure e sale grosso (non aggiungere acqua).
Dal sibilo ho contato 25 minuti di cottura.
Una volta aperto il coperchio ho frullato all’interno della pentola col minipimer fino ad ottenere una poltiglia morbida (c’è ancora dell’acqua).
Come faccio di solito per freddare velocemente gli alimenti, ho messo la pentola, con dentro la poltiglia, in un bagnomaria freddo.
Una volta freddate le verdure le ho distribuite, spalmandole in uno strato sottile, sulle 6 griglie dell’essiccatore, all’interno di simil-tegliette di cartaforno che mi ero preparata per l’occasione.
Le ho fatte relativamente strette per un miglior passaggio dell’aria calda; altre volte ho usato dei semplici fogli di cartaforno, ma poi serviranno anche per versarci il granulato dopo la prima frullatura e si rischierebbe di far cadere tutta la polvere.

Ho disposto le griglie sfalzando le tegliette di cartaforno per un miglior passaggio dell’aria calda.
Ho impostato a 57°C, lasciando asciugare per 7 ore circa (meglio di sera o di notte per avere un risparmio energetico).

Dopo un paio d’ore ho ruotato le tegliette perché verso la parete di fondo lo strato si asciuga maggiormente.
Alla fine del primo periodo di 7 ore di essiccazione ho staccato lo strato dalla cartaforno e ho frullato nel bimby per 30 secondi portando gradualmente a velocità 10 (turbo).
Ho disposto la polvere grossolana, ormai ridotta, su 3 delle 6 teglie dell’essiccatore, in quanto era ancora umida e c’era ancora bisogno di una ulteriore asciugatura.
Ho impostato nuovamente a 57°C per altre 3 ore circa.
Si potranno variare tempi e temperature a propria scelta, la cosa importante è far asciugare al meglio il prodotto (nel mio caso ho preferito un’asciugatura media per circa 10 ore totali).


Alla fine delle ulteriori 3 ore di asciugatura ho frullato nuovamente nel bimby, gradualmente a velocità 10 (turbo), per circa 20 secondi.
Ho aspettato che la “polvere” fosse ormai ben fredda, ho invasettato ed etichettato.

*** SALE
La conservazione mediante sale merita un discorso particolare.
Purtroppo, ai fini di una buona conservazione, mi è stato molto difficile reperire dati “scientifici” per l’esatta quantità di sale da inserire in un prodotto che poi viene essiccato.
Allora mi sono “guardata intorno” leggendo le varie etichette dei dadi essiccati commerciali biologici (vedi qui).
Ce ne sono anche senza sale, ma per una conservazione sicura mi sono regolata anche io per una percentuale che si attesta intorno al 50% finale sul secco!
Questa volta quindi ho inserito l’8,5% di sale sul totale delle verdure crude perché a fine essiccazione le verdure si riducono a poche decine di grammi.
In passato inizialmente avevo messo il 10, e anche il 15%. NO! Inutile mettere più sale!
Ho voluto inserire una quantità di sale che alla fine fosse pari peso con le verdure residue (infatti alla fine mi sono ritrovata con un totale 170 grammi circa di prodotto: 85 di verdure secche + 85 di sale).
Il risultato descritto non è frutto del caso o della fortuna: è dato dalle mie prove precedenti, quando ho pesato per differenza le verdure, prima della cottura e dopo la mia essiccazione.
Molti essiccano per prime le verdure crude a bassa temperatura per mantenere tutti i nutrienti, poi, al momento della frullatura, aggiungono sale per la conservazione .
Non so se tale procedimento sia il migliore.
Non ritengo che il mio dado debba essere una fonte di vitamine; deve essere unicamente un buon esaltatore vegetale di sapore, non denaturato a causa di essiccazioni ad alta temperatura, ma naturale e genuino.
Fra l’altro il dado poi si cuoce nell’acqua per fare il brodo, o in altri alimenti, quindi le vitamine non resterebbero!
Inoltre preferisco salare preventivamente le verdure per il dado durante la cottura: il sale così penetra nelle molecole e ritengo che la conservazione sia migliore.
 

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DOLCI

Zucchero a velo idrorepellente senza glutine (Bucaneve)

Anche se in questo momento non è esattamente un frutto di stagione, bene o male le mele si trovano tutto l’anno, quindi a grande richiesta sto per preparare di nuovo qualche torta di mele (in famiglia e non solo ne andiamo matti), da portare ad un raduno famigliare per il saluto alla nonnina che va in vacanza (in foto la torta di mele capovolta).

Per l’occasione però ho voluto preparare questo zucchero che non penetra velocemente nei dolci in quanto ingrassato con olii vegetali adatti e reso pertanto idrorepellente.
Lo conosco da almeno un decennio (in uno dei soliti incontri storici di Cookaround mi era stato regalato da una cookina), ma non avevo mai pensato di farmelo homemade.
In rete ci sono diverse ricette (da quella di Montersino a Continisio), ma ho voluto semplificare – prendendo spunto dal bravissimo Aldo di Fysis (Tibiona) – utilizzando soltanto 4 dei 6 ingredienti suggeriti quasi ovunque, rendendolo anche senza glutine (molti sostituiscono il burro di cacao col cioccolato bianco, aggiungono burro chiarificato o amido di mais).

Per un barattolino da 110-120 grammi circa, utilizzando soltanto 3 ingredienti (più uno facoltativo):
100 g zucchero semolato
10 g burro di cacao disodorato Rapunzel – acquistato da Naturasì (a differenza del cioccolato bianco suggerito in altre ricette, non resta odore di cioccolato nel prodotto finito)
1/5 di bacca di vaniglia naturale
3,5 g alcool a 95° (un cucchiaino) – si può omettere, se il prodotto preparato si usa tutto e subito

  • Ho sciolto dolcemente il burro di cacao per pochi secondi in microonde (meglio ancora sarebbe a bagnomaria) e poi l’ho fatto freddare per bene
  • Intanto ho frullato (io nel bimby) per una 20ina di secondi a velocità 10 (turbo) lo zucchero semolato per renderlo a velo, poi ho aggiunto la vaniglia in pezzetti e ho frullato pure lei (se non piacessero i fantastici puntini neri della vaniglia naturale che restano nel prodotto finito, si possono sempre togliere dal barattolo di zucchero semolato dove si è lasciata la vaniglia per qualche tempo; il profumo resterà ugualmente)
  • Sempre con le lame in movimento ho inserito a filo il burro di cacao fuso
  • Infine, sempre facendo girare, ho unito l’alcool puro (che serve unicamente per conservare il prodotto un pochino più a lungo)
  • Ho fermato il bimby, con una spatola ho riportato tutto in fondo al boccale e ho fatto lavorare ancora per qualche secondo per dar modo agli ingredienti di amalgamarsi in modo uniforme
  • Ho preferito infine usare un passino per eliminare i pezzetti più grandi di vaniglia.

E’ normale che abbia una granulometria leggermente più grossolana dello zucchero a velo solito, ma sulle torte resta decisamente di più (come in pasticceria, appunto!).
Ho invasettato lo zucchero reso ormai idrorepellente.
Non consiglio di farne una grande quantità: è un prodotto con grassi, più deperibile dello zucchero normale, ma durerà per un po’, chiuso ermeticamente e conservato in luogo fresco.
 

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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Pane con farro nella macchina del pane

Questa! Una delle prime pagnotte ben riuscite nell’apparecchio acquistato durante i miei primi tempi dell’avventura con la pasta madre: la macchina del pane (mdp, per gli amici!).
Successivamente passai al forno tradizionale, impastatrice, bimby, piastra refrattaria, dutch oven, fornetto estense … e il pane nella mia cucina ha ancora un ruolo di primo piano!

A distanza di 4-5 ore dai canonici tre rinfreschi che faccio sempre, ho preparato l´impasto con la mia pasta madre nata il 3 marzo scorso (2008), cosí:
410 gr di pasta madre (è molta, volevo velocizzare la preparazione) (137 liquido-273 secco)
410 gr di farine bio (210 farro, 120 tipo 00, 80 manitoba 0)
205 acqua oligominerale (è meglio per non far crollare il pane nella mdp, ma ho aumentato anche fino al 60% di idratazione totale sul secco, 415 circa compresa quella della pm: 137+278)
10 gr di sali (9,50 sale + 0,50 bicarbonato, per circa 2 cucchiaini)
4 gr di malto d´orzo in pasta o in polvere (1 cucchiaino – 1% sulla farina aggiunta)
8 gr lecitina di soia (1 cucchiao raso – 2% sulla farina aggiunta)
18 gr olio evo (2 cucchiai colmi)
Ho impastato tutto nella mdp mettendo come al solito prima i liquidi, poi la farina e dopo un po’ dall’inizio dell´impasto una piccola quantitá dell’acqua, che avevo detratto dal totale, con dentro il sale sciolto.
Dopo questa fase, come al solito ho tolto l´impasto, ho messo in forma, ho fatto i tagli e ho messo nella mdp dopo aver levato le pale e unto i perni.
Fortunatamente nella mia macchina del pane è possibile impostare dei programmi personalizzati. Io ne ho impostato uno di 6 ore in questa maniera:
1a lievitazione 2 ore,
2a lievitazione 2 ore,
3a lievitazione 1 ora (ho visto che era lievitatissimo quindi ho preferito fare questa 3a lievitazione di 1 anziché 2 ore),
1 ora di cottura crosta chiara (poi come al solito, il sopra era bianchiccio, e ho dato una passata di solo grill dentro al microonde per pochissimi minuti)

Di questo pane può stancare la forma, ma con qualche piccolo accorgimento, sapore e consistenza sono sempre soddisfacenti.
06.VII.2008

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LIEVITI e lieviti

Lievito di birra fresco – come congelarlo e porzionarlo velocemente

Be’, si! Se proprio si deve usare il lievito di birra fresco per scelta o per “staccare la spina” per un po’ di tempo dalla pasta madre, è bene che se ne usi un pizzichino, anche meno di un grammo….

E degli altri 24 grammi che farne (di solito i panetti di lievito di birra fresco sono di 25 grammi)?

In alternativa c’è anche il lievito di birra secco, prediletto da molti pizzaioli perché – sembra – più stabile! In questo caso ricordarsi che l’equivalente del fresco rispetto al secco è di circa 3:1, cioè per ogni 3 grammi di cubetto fresco dovremo mettere 1 solo grammo di quello secco.

Tornando al nostro ldb fresco, la cosa importante per noi è non interrompere la “catena del freddo”.

Prendiamo qualche siberino o gelpack dal freezer.
Mettiamone qualcuno sul piano di lavoro dove appoggeremo un tagliere e due coltelli taglienti (sarà meglio toccare il meno possibile il ldb con le mani calde).
Qualche altro siberino lo metteremo sotto a dei quadratini ritagliati di fogli di alluminio.
e…

cominciamo a dividere in due il cubetto da 25 grammi = avremo 2 parti da 12,5 g l’uno
dividiamo ancora ogni pezzo = 4 pezzi da 6,25
ancora = 8 pezzi da 3,12
ancora = 16 pezzi da 1,56
infine = 32 pezzi da 0,78 grammi

Potremmo continuare ancora ma meglio velocizzare l’operazione.
Incartiamo velocemente, mettiamo in una bustina e congeliamo.

A questo punto sarebbe ottimo avere un abbattitore di temperatura per far congelare velocissimamente il lievito e non correre rischi per la riattivazione al momento dello scongelamento…  ma non lo compreremo certo per questo motivo!

Quando ci occorrerà del ldb, sapremo che ogni pezzetto è circa tre quarti di grammo..

****

Per la riattivazione
Una cookina ci suggerisce che per essere sicure che il lievito congelato sia ancora efficace quando si tira fuori dal freezer, meglio metterlo ancora congelato in poca acqua appena tiepida, una puntina di zucchero e mescolare.
Se entro 10 minuti si forma la schiumetta il lievito è attivo
… parola di ypsilon

12 gennaio 2011

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COSMETICANDO, casa e persona

Happy-feet per scarpe da ginnastica

Ho scoperto questo mix grazie al solito Angolo di Lola.

La formula originale prevede soltanto olii essenziali, ma a me è piaciuta di più la possibilità di diluire in alcool.
Ho scelto dell’alcool alimentare, il cosiddetto buongusto.
Anche così, per le mie necessità, è sufficiente l’effetto dato, inoltre con una quantità maggiore il prodotto è più gestibile anche spray, piuttosto che col solo contagocce.

Scarpe da ginnastica e scarpiere ringraziano 😉

Preferisco solitamente usare olii essenziali biologici, ma è possibile usare anche olii essenziali convenzionali di buona qualità.
Visto che si tratta di mettere il prodotto quasi a contatto con la pelle dei piedi (nelle scarpe, o in alternativa nelle scarpiere), in nessun caso si dovrà usare il liquido appena spruzzato e/o applicato a diretto contatto con la pelle, ma mettere i calzini.
In alternativa far evaporare.
Io spruzzo il prodotto sotto la suoletta ed è già sufficiente.

Per un’ampollina-profumatrice, oppure in bottiglietta di vetro scuro da 10 ml, con pipetta di vetro o spray, (eventualmente aumentare tutto moltiplicando al bisogno):

60 gtt menta (spicata) 1,5 – 1,8
30 gtt salvia officinalis (Az di bio pura ha sclarea) 0,9-1
20 gtt rosmarino (no cineolo, ma verbenone) 0,6
11 gtt arancio dolce (provare anche la sanguigna) 0,33 – 0,35
11 gtt limone (meglio verde o il solito bio; in questo caso non fa nulla avere il sfcm) 0,30 – 0,33
10 gtt lavanda (fine provenza, altrimenti bio normale) 0,25 – 0,30
7 gtt geranio (d’Egitto) 0,20 – 0,21
4 gtt tea tree 0,12 – 0,16
Alcool buongusto pari quantità con gli oe (4,75 g oe + 4,75 g alcool buongusto)

Ho versato in una bottiglietta di vetro con pipetta di vetro e ho messo 2 o 3 gtt in ogni scarpa chiusa.

Per regalini ho inserito in ampolline (eventualmente da riporre nelle scarpiere, togliendo il tappino
interno).

Non copre gli odori, li neutralizza!
Ottimo per i ragazzini che vanno a sport (calcio, ecc.)

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Per chi, sensibile ai problemi ambientali, non vuole/può autoprodurre, ma vuol continuare ad acquistare cosmetici o prodotti vari per la casa e la persona, un piccolo consiglio è quello di consultare il famigerato INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients).
Qui sotto due siti dei quali mi avvalgo per la consultazione:
– ewg.org/skindeep/
– biodizionario.it
Quindi, attenzione ai numeri e ai colori degli scores (equivalenti di un semaforo dal verde, al giallo, al rosso, dove naturalmente il verde è il migliore) e all’ordine di inserimento delle varie sostanze nel prodotto (più sostanze con inci verde troverete ai primi posti, meglio sarà; come per gli alimenti, gli ingredienti scritti per primi sono contenuti in dosi maggiori!).

09.VII.2016

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PANE, pizze, pizzelle e dintorni

Pane con farro

Questo, pur se è un buon pane, non mi aveva convinto troppo per l’incalzare degli orari della lavorazione e il sapore finale alquanto “neutro”, quasi da “pane bianco del fornaio” (con tutto il rispetto per chi mangia questo pane, naturalmente).
C’è però in famiglia chi apprezza meno il saporino di “antico” della pasta madre e quindi ho voluto provarlo.
Riporto quasi fedelmente le dosi ispirate alla ricetta originale (all’epoca avevo soltanto la macchina del pane e nessuno spiano di silicone; successivamente l’ho adattata indifferentemente all’impastatrice o al Bimby):
215 gr di farina di farro integrale bio
215 gr di farina manitoba 0 bio
45 gr di farina segale bio
340 gr acqua
70 gr pm rinfrescata
11 gr sali (10,50 sale + 0,50 bicarbonato)
olio per la spianatoia
Nella ciotola della macchina del pane miscelare le farine, aggiungere 300 gr di acqua (88% del totale), impastare il tempo necessario a bagnare tutta la farina, coprire e lasciar riposare 45′.
Allargare con le mani l’impasto, mettere al centro la pasta madre, versare l’acqua rimanente e impastare a velocità bassa per circa 5/7 minuti, mettere il sale, impastare per altri 10 minuti fino a che la pasta è liscia e incordata, ma ancora un poco appicicosa.
Trasferire l’impasto su silicone o spiano oliato e con mani unte impastare fino a “gonfiare ” la pasta.
Stendere l’impasto, che sarà poco estensibile, e fare una piega a tre prima in un verso poi nell’altro (due serie di pieghe in totale).
Riporre in un contenitore chiuso precedentemente oliato per 1 ora al tiepido (generalmente io lascio l’impasto coperto, direttamente sullo spiano oliato).
Riprendere l’impasto , allargarlo nuovamente e l’operazione sarà meno difficile della prima volta , fare le pieghe a tre, riporlo nel contenitore per 1 ora.
Passata la seconda ora , fare le pieghe a tre come in precedenza, l’impasto si stenderà senza difficoltà, mettere nel contenitore e lasciar lievitare quasi al raddoppio, ci vorranno 2 ore circa.
Riprendere l’impasto che sarà piuttosto gonfio e allargarlo tirando leggermente da sotto cercando di non sgonfiarlo e fare per la quarta ed ultima volta le pieghe a tre.
Lasciar riposare l’impasto 10/15 minuti, nel frattempo preparare un telo infarinato in un cestino piuttosto capiente perchè l’impasto triplicherà.
Arrotondare ora l’impasto sulla tovaglietta di silicone fino a chiuderlo, mettere a lievitare nel cestino con la chiusura in alto, coperto e al tiepido per 3-4 ore.
Portare il forno a 240°, scaldare una teglia , rovesciare il pane su carta forno, fare dei tagli e infornare
versando sulla leccarda un bicchiere d’acqua.
Dopo 10 minuti abbassare a 210° e cuocere per altri 25/30 minuti (a seconda della grandezza della pagnotta), tenendo lo sportello in fessura gli ultimi 5/10 minuti.
Il pane è cotto quando, bussando sul fondo , suona a vuoto.
03.II.2011
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DOLCI

Torta di mele capovolta

Particolari della torta capovolta con more fresche macerate, nella versione spolverata con zucchero “bucaneve”, indispensabile per questo tipo di torta umida. Continuo a preferire però questo tipo di torta con marmellata, come spiegato sotto, e non con more fresche macerate.
 
Avevo giá provato con olio altri due tipi di torta alle mele (una soffice, ma molto tradizionale e quella di Dzjvas, umida e ottima).
Non so dire se la riuscita di questa torta di mele è dovuta al fatto che ho usato burro.
Risultato: merita davvero.
È una torta ottima.
In piú è particolare perché si capovolge dopo la cottura (il metodo ricorda la famosa Tarte Tatin).
 
Ingredienti:
– 3 mele renette
– 100 gr burro
– 150 gr zucchero
– 1 uovo intero + 1 tuorlo
– mezzo bicchiere di latte
– una buccia di limone grattugiato
– 1 bustina di lievito per dolci (io 8 gr cremor tartaro + 3,60 bicarbonato)
– 250 gr farina (200 tipo 0 bio Conad + 50 amido mais bio Tibiona)
– marmellata a scelta (io di more, oppure more fresche macerate in rum e zucchero)
– mezzo bicchierino di rum e zucchero per far macerare le mele
– zucchero “bucaneve” per guarnire
 

Procedimento:
Questo tipo di torte mi piacciono basse per sentire meglio le mele.
Ho usato una teglia da 31 cm. Successivamente ho usato una tortiera apribile da 28.
Per avere una torta più alta usare tortiere più piccole.
  • Ho frullato la buccia di limone con quasi tutta la farina – meno un cucchiaio che poi ho miscelato al lievito – e ho lasciato da parte
  • Ho tagliato le mele a fettine e ho lasciato anche queste da parte a macerare con zucchero e rum (in questa fase lasciare a macerare separatamente anche le more, se si decide per quelle fresche)
  • Ho iniziato montando il burro e lo zucchero con una frusta
  • Ho aggiunto le uova una alla volta
  • Il latte
  • La farina – sempre lavorando con la frusta – setacciandola un po’ alla volta sopra all’impasto. A questo punto ho lasciato momentaneamente da parte il composto.
  • Finita questa fase ho  imburrato e spolverato di zucchero direttamente la cartaforno nella teglia (in questo modo sarà più semplice il capovolgimento finale)
  • Nella tortiera ho disposto le mele a raggiera, riempiendo gli spazi fra una mela e l´altra con marmellata di more (o more fresche macerate nel rum)
  • Ho ripreso il composto e ho aggiunto a questo l’ultima parte di farina miscelata al lievito
  • Ho versato quindi il composto sulle mele giá disposte nella teglia, livellandolo
  • Ho infornato preriscaldando a 170°C per 30-35 minuti in un binario basso, funzione statica
  • Ho infine capovolto la torta (aiutandomi con un vassoio tondo, un coperchio o altro).

NOTA
Ho provato questa torta anche con olio, senza latte (ma con il liquido di macerazione delle mele più un cucchiaio di succo di limone). L’ho provata addirittura con pasta madre. Ottima sempre!

15.II.2009

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DOLCI

Torta di Mele Bolzano

Dedicata agli amanti delle torte umide e melosissime, assolutamente da provare questa di Scott Carsberg (ci è voluto qualche tentativo a partire dal mio primo test del 15 novembre 2008, per prepararla al meglio).

Ingredienti (i miei) per uno stampo tondo da 22 cm (superficie 380 mm²), quindi ho considerato il 95% circa rispetto alle dosi originarie:
100 zucchero canna bio (questa volta ho voluto diminuire, ma per la prima volta sarebbe meglio seguire la ricetta originale con 125 g)
1 tuorlo + 1 uovo
1 minicucchiaino raso di vaniglia naturale in polvere (in alternativa cardamomo o soltanto cannella)
60 olio dal sapore neutro (diminuito di 15 g rispetto al burro)
55 farina debole (più altra per lo stampo)
9 g lievito chimico homemade
105 latte intero (ho aumentato di 15 g rispetto all’originale per ripristinare i liquidi mancanti dal burro che ho omesso)
540 g mele da sbucciare (per questa ricetta le asprigne Granny Smith sono le più indicate).
1 pizzico di sale

Procedimento (il mio)
Montare le uova con lo zucchero e la vaniglia (o cannella).
Aggiungere l’olio e amalgamare bene.
Aggiungere il latte, setacciare sopra la farina  e mescolare bene.
Sbucciare le mele e tagliarle a fettine sottili aiutandosi con una mandolina (lasciare le mele a riposare in acqua gelata con qualche ghiaccetto, garantito che non si anneriranno).

Subito prima di aggiungere le mele ben scolate nell’impasto, inserire il lievito e mescolare bene.
Versare l’impasto in una tortiera a cerniera rivestita da cartaforno imburrata e infarinata, e cuocere in forno preriscaldato a 170°-180° ventilato per 45-50 minuti circa.
Volendo, a torta fredda, aggiungere un po’ di zucchero a velo (meglio ancora se zucchero “bucaneve”/idrorepellente).

 

Lidea
Ho pensato fosse carino riandare alle origini di questo dolce per il quale Carsberg ha preso spunto qui in Italia.
Sotto quindi la versione dell’autore, tradotta da me dalla ricetta originale che trovate qui, reperita in un articolo del New York Times del 2004.
Ho anche convertito gli ingredienti riadattandoli da misure americane ad italiane.
BOLZANO APPLE CAKE rivisitata di Scott Carsberg
Tempo di preparazione 1 ora e un quarto.
Ingredienti
113 g burro (più burro per ungere lo stampo)
65 g farina debole (più altra per lo stampo)
2 uova
200 g zucchero
semi di 1 baccello di vaniglia
567 g mele Granny Smith (3 o 4 medie.. immagino intenda con la buccia) 
10 g lievito istantaneo per dolci
122 g latte a temperatura ambiente
Zucchero a velo

Procedimento
1. Riscaldare il forno a 190°C.
Rivestire di cartaforno uno stampo 20×20 cm (superficie 400 mm²), spalmando sopra uno spesso strato di burro.
Spolverare poi di farina e togliere l’eccesso.

2. Fondere il burro in una piccola casseruola e mettere da parte.
Sbattere insieme le uova e metà dello zucchero in una ciotola.
Continuare a battere aggiungendo lentamente lo zucchero rimasto fino ad addensare;
il composto cadendo dal cucchiaio dovrà fare un nastro (o “scrivere”).

3. Dividere il baccello di vaniglia nel senso della lunghezza.
Raschiare i semi nel composto di uova/zucchero e immergere il baccello nel burro fuso.

4. Sbucciare e tagliare le mele sottilissime.

5. Rimuovere la vaniglia e versare il burro fuso nel composto di zucchero/uova.
Unire la farina/lievito e versare mescolando alternando con il latte.
Immergere le mele nel composto, verificando che siano ben rivestite dalla pastella.
Versare tutto nello stampo livellando la superficie con le dita.

6. Cuocere per 25 minuti, poi ruotare la tortiera;
cuocere all’incirca per 25 minuti ancora, fino a quando la torta si stacca dallo stampo e apparirà dorata;
quando, inserendo un coltello a lama sottile al centro della torta, questo uscirà pulito, la cottura sarà ultimata.
Raffreddare 30 minuti, quindi tagliare longitudinalmente e cospargere le fette con zucchero a velo.

Resa: 6-8 porzioni”

Una foto della torta, presentata ultimamente al contest al quale ho partecipato in questo periodo.

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COSMETICANDO, casa e persona

Lovæly3 – Eau de Cologne

ACQUA DI COLONIA GOURMAND ALLA LAVANDA-VANIGLIA CON BASE 75% DI ALCOOL.

Anche questa volta mi sono ispirata ad una formula del libro Riza, consigliatomi dalla Flora s.r.l. (produttori di ottimi olii essenziali).
Sono partita da materie prime “nobili” quali fiori di lavanda essiccati biologici, bacche naturali di lavanda Bourbon, aggiungendo il 3% dei relativi olii essenziali più il 5% complessivo di fissanti.
Anche questa “Acqua” non è completa dal punto di vista olfattivo, ma con le note di Base della vaniglia e la profumata lavanda (che oltre alle spiccate note di Cuore contiene anche delle note di Testa) si riesce ad avere un’impronta gourmand che mi è piaciuta molto.
Per 100 grammi di EdC finale (ho fatto più prodotto ma preferisco sempre riportare a 100!):
olii essenziali
3 (di cui 1,32 vaniglia + 1,68 lavanda)
brilliant gloss 1 (fissativo)
triethyl citrate
 2 (fissativo)
glicerina 2 (fissativo)
base alcolica iniziale 116 [fatta col 75% di alcool a 95° (87 gr) + 25% di acqua demineralizzata della farmacia (29 gr)]. Il tutto poi diventerà circa 92 grammi dopo il filtraggio.
fiori secchi di lavanda bio 12 gr (da eliminare dopo la macerazione/maturazione)
bacche intere di vaniglia 3 gr (1 bacca e mezza, da eliminare dopo la macerazione/maturazione)
Procedimento
Ho versato nella base alcool/acqua i fiori di lavanda e le bacche di vaniglia tagliuzzate dopo aver raschiato i semini aprendole (messi anche i semi a macerare)

Ho mescolato, chiuso  ermeticamente e lasciato macerare al buio (contenitore scuro o rivestito con alluminio) per due settimane complessive (la seconda in frigorifero).
Ho agitato il vasetto una volta al giorno.
Dopo le due settimane, in un secondo contenitore più grande, ho inserito prima i fissativi, poi gli olii essenziali nell’ordine indicato e ci ho versato il contenuto delle droghe in macerazione del primo barattolo dopo averlo filtrato il tutto per bene in un telo apposito (pesare per differenza i contenitori, per poter fare eventuali aggiustamenti percentuali).
E’ risultato un bellissimo liquido trasparente e ambrato.
Dei profumini delicati provati finora, questo è quello dalle note che si sono armonizzate al meglio: si sente prima moltissimo la lavanda, ma la persistenza della vaniglia è naturalmente la nota che emerge successivamente, e resta di più sulla pelle.

Da Riza:
L’olio essenziale di lavanda è antinfiammatorio e antiemicrania.
L’assoluta di vaniglia ha un potere afrodisiaco e calmante allo stesso tempo.
Riequilibra i sensi ed è un antidepressivo naturale.

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Per chi, sensibile ai problemi ambientali, non vuole/può autoprodurre, ma vuol continuare ad acquistare cosmetici o prodotti vari per la casa e la persona, un piccolo consiglio è quello di consultare il famigerato INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients).
Qui sotto due siti dei quali mi avvalgo per la consultazione:
– ewg.org/skindeep/
– biodizionario.it
Quindi, attenzione ai numeri e ai colori degli scores (equivalenti di un semaforo dal verde, al giallo, al rosso, dove naturalmente il verde è il migliore) e all’ordine di inserimento delle varie sostanze nel prodotto (più sostanze con inci verde troverete ai primi posti, meglio sarà; come per gli alimenti, gli ingredienti scritti per primi sono contenuti in dosi maggiori!).